Fake news: chi ci guadagna? Ecco come è stata manipolata una notizia banale

di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –

Da bambini si giocava al telefono senza fili, ci si disponeva in circolo e poi il primo del gruppo bisbigliava all’orecchio del vicino una breve frase, nella maniera più rapida e, dunque, meno comprensibile possibile; questi riportava gli stralci di quanto aveva compreso al vicino successivo e si andava avanti fino alla fine del gruppo, ed era così che un semplice «facciamo colazione al bar» poteva diventare un terribile «dobbiamo bombardare la scuola». Lo facevamo apposta, perché ci divertiva che una frase sciocca potesse trasformarsi in drammatica, una semplice banalità potesse diventare una colossale menzogna. Eravamo ingenui, innocenti e in assoluta buona fede.

Sono passati gli anni e quello che era un semplice gioco ha assunto dimensioni incontenibili e provoca ogni giorno effetti devastanti. Chi crea ad arte bufale, note anche come fake news, lo fa per tornaconto personale, per aumentare la propria visibilità, per aiutare questo o quell’altro esponente politico, per sostenere una certa ideologia. Nessuno di questi è un motivo nobile, perciò non facciamoci fregare.

Faccio un esempio. In queste ore rimbalza la notizia di un tale africano pericoloso trafficante di droga che sarebbe stato messo in libertà da un Tribunale italiano perché dallo spaccio trarrebbe il proprio sostentamento. Faccio l’avvocato da così tanti anni che ho riso di fronte a una storia del genere, neppure per un secondo ci ho creduto. Eppure sono in molti ad averla condivisa sui social, con tanto di commenti velenosi carichi di violenza. Nessuno si è posto una domanda, ha fatto una qualche ricerca, ha chiesto a chi qualche minima competenza in materia? La verità è che quell’uomo non è stato colto in flagranza di reato, non stava spacciando, è stato trovato in possesso di cinque pasticche ed è stato per questo arrestato. Deve ancora essere processato. Il Tribunale del riesame, chiamato a valutare la sola applicazione di una misura cautelare in attesa del processo, ha considerato che l’uomo non ha altre fonti di reddito, quindi è verosimilmente uno spacciatore (tesi sostenuta dall’accusa e non certo a favore dell’arrestato); ha  preso atto di tutte le circostanze del caso e ha disposto una misura cautelare come previsto dalla legge, che per casi del genere non è il carcere (cinque pasticche non fanno di lui un narcotrafficante internazionale). Esattamente come accade per TUTTI gli italiani ogni giorno (e sono tantissimi i piccoli spacciatori connazionali, guardiamoci intorno), perché di situazioni come questa ce ne sono in tutti i Tribunali d’Italia.

Ecco come una notizia banale, qualcosa che accade quotidianamente, viene manipolata fino a diventare un caso eclatante e sbattuta in prima pagina, per fomentare diffidenza contro la magistratura e odio contro gli stranieri. Non intendo difendere né la prima né i secondi: chi manipola fatti e notizie non è un patriota ma un pericoloso nemico dell’umanità. Quando condividete una di queste bufale del web senza farvi qualche domanda, senza verificarne l’attendibilità, solo perché sembra sposare l’idea che avete di come vanno le cose della vita e nel mondo, ci rimettiamo tutti. Ma proprio tutti.

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