Incontri con l’autore, Luca Pollini presenta “La musica è cambiata” in Palazzina Azzurra

di REDAZIONE –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Luca Pollini presenterà “La musica è cambiata. La canzone italiana dal ’68 in poi” venerdì 10 agosto alle ore 21,30 alla Palazzina Azzurra. A conversare con lo scrittore sarà Giovanna Frastalli. L’evento è organizzato dall’Associazione Culturale “ I Luoghi della Scrittura” dalla Libreria “La Bibliofila” con il patrocinio e il sostegno dell’Amministrazione Comunale e della Regione Marche. Luca Pollini, cresciuto nella Milano degli anni Settanta, è giornalista, saggista e autore. Ha pubblicato, tra gli altri, “I Settanta, gli anni che cambiarono l’Italia”; “Gli Ottanta, l’Italia tra evasione e illusione”; “Hippie, la rivoluzione mancata”; “Amore e rivolta a tempo di rock”; “Immortali”; “Restare in Vietnam”; “Ordine compagni!”. Per il teatro ha scritto “Ci hanno rubato la parola amore”. Collabora con diversi giornali, cura retrovisore.net, sito dedicato alla storia del costume ed è tra i fondatori di mollybrown.it, blog di cultura pop. Musicalmente onnivoro, crede nel rock e rimpiange il Parco Lambro (inteso come Festival). «Insomma, vi propongo questa lettura che vi rende più intelligenti – detto da un somaro fa ridere, ma tant’è – non perché vi forma sul passato ma perché spera di darvi uno scenario su cui ragionare quando guardate al presente» – scrive nella prefazione Mara Maionchi.

IL LIBRO
Dalla canzone politica, che si forma all’alba del Sessantotto, alla Febbre del sabato sera, passando da canzoni politiche, nonsense, pop e tormentoni estivi. La musica è cambiata racconta oltre vent’anni di trasformazioni sociali e di costume attraverso la musica leggera. A partire dalla fine degli anni Sessanta, quando i dischi a 33 giri sono una sorta di oggetti di culto: si conservano come fossero gioielli, si studiano le copertine e si ascoltano tutti insieme perché la formazione politica passa anche dai testi e dalla musica che, con l’andare degli anni, diventa sempre meno “leggera”. A metà degli anni Settanta nei concerti e nei raduni infuriano battaglie, si contestano artisti ai quali – fino a pochi mesi prima – venivano affidati messaggi controrivoluzionari. Poi, di colpo, si cambia musica: si svuotano le piazze e si riempiono le discoteche che i politici e i moralisti bollano come “tomba dell’impegno politico giovanile” e “luoghi di dubbia moralità”. Ma i giovani non sognano più la rivoluzione, vogliono solo essere felici. E ballare. E così verso la fine degli anni Settanta si chiede al fenomeno della discomusic solo un’occasione per evadere e stemperare rabbie e insoddisfazioni politiche accumulate nel decennio precedente, restituendo energia e fiducia a una generazione che stava paurosamente sbandando.

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