È italiano il vincitore della medaglia Fields

di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –

Molti lo definiscono il premio Nobel per la matematica, ma è qualcosa di ancora più difficile da ottenere, visto che viene concesso solamente ogni quattro anni ed esclusivamente a studiosi under 40 per gli straordinari contributi in campo matematico. La medaglia Fields 2018 è stata assegnata all’italiano Alessio Figalli, grazie ai suoi studi sul trasporto ottimale e alla teoria sulla maniera più efficiente possibile di trasferire risorse, applicabile a varie discipline, dall’ambito economico alla tecnologia delle nano particelle, fino alla meteorologia. É felice, sa di avere un futuro brillante tutto da scrivere. Inutile dirlo, è uno dei tanti cervelli in fuga dal nostro Paese: dopo la laurea alla Normale di Pisa, è in Francia che ha conseguito la sua prima cattedra (a soli ventiquattro anni).

Poi il viaggio in America, l’incarico di professore associato in Texas, oltre centinaia di pubblicazioni e quindi il trasferimento a Zurigo, dove tuttora insegna. Figalli oggi è una delle menti più geniali in campo matematico. Sorride emozionato durante la cerimonia di consegna a Rio de Janeiro. «È una gioia enorme, ma anche un riconoscimento per la matematica italiana, perché è in Italia che ho fatto i miei studi e questo è segno di come il mio Paese riesca a formare giovani che poi raggiungono il successo a livello internazionale». Com’è arrivato a elaborare la sua teoria? Osservando le nuvole, il loro movimento nel cielo e studiando il modo più economico che la Natura utilizza per trasportare miliardi di particelle da un luogo a un altro.

Come spiegare in termini semplici cosa concretamente riguardano i suoi studi e quanto siano importanti? C’è una leggenda sulla nascita di Cartagine. Quando la regina Didone, in fuga da Tiro, approdò sulle coste libiche, il re Iarba le concesse il permesso di stabilirsi in un terreno grande quanto una pelle di bue ne potesse contenere. La regina allora prese una pelle di bue e la tagliò in tantissime strisce sottili, che poi cucì insieme. Volendo ottenere più terra possibile, disegnò un semicerchio tutto intorno alla costa, perché in questa maniera poteva massimizzare l’area che conteneva questo pezzo di pelle. Così facendo, arrivò a occupare un terreno di ventidue stadi quadrati (uno stadio equivale a circa 185 mq). Questo è stato l’inizio della fondazione di Cartagine e da questa leggenda è nato il cosiddetto “problema di Didone”, il primo problema isoperimetrico, ossia come individuare quella figura geometrica che, a parità di perimetro, sia in grado di massimizzare l’area. Ecco, passando dalle due alle tre dimensioni e dunque considerando non solo l’area ma anche il volume, Figalli studia le disuguaglianze isoperimetriche.

E dopo tanto studio, fatica, ricerca, lavoro, dopo il meritato riconoscimento, a chi gli domanda quale sia il prossimo problema che si propone di risolvere, risponde «Vedere più spesso mia moglie Mikaela».

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