Tra gli amanti di Virzì e il Churchill di Oldman vince la Poesia di Jodorowsky

di EUGENIO DE ANGELIS –

Sono molte e variegate le uscite settimanali, perciò sul fronte degli incassi segnaliamo brevemente che è stato Verdone il vincitore dell’ultimo weekend – il suo Benedetta follia si è spinto oltre i 3.5 milioni – mentre Wonder supera i 10 complessivi, inseguito a breve distanza da Coco. Si può parlare invece di flop per Tutti i soldi del mondo (2.2 totali) e il secondo capitolo di Il ragazzo invisibile (1.3).

Tra i film distribuiti questa settimana il più atteso è probabilmente l’ultima fatica di Paolo Virzì, impegnato nella sua prima opera completamente americana: Ella & John – The Leisure Seeker. Presentato con non molta fortuna all’ultima Mostra di Venezia, il film racconta il viaggio in camper di un’anziana coppia (Donald Sutherland e Helen Mirren), in fuga da tutto e soprattutto dalla malattia di lui, per tentare di vivere gli ultimi momenti di spensieratezza. Come sempre in Virzì lacrime e risate si mescolano senza soluzione di continuità, ma lo sguardo stavolta rimane incollato sui due protagonisti e ai buffi episodi che costellano il loro viaggio, senza raccontare nulla dell’America. Con il tocco delicato del regista e due attori del genere per molti potrebbe bastare così.

In L’ora più buia, un irriconoscibile Gary Oldman veste i panni di Winston Churchill nel maggio 1940 (nel medesimo arco temporale del Dunkirk di Nolan). Il regista inglese Joe Wright ha già dimostrato stile e gusto negli adattamenti (Espiazione, Anna Karenina), ma questo film biografico sembra essere confezionato più per permettere a Oldman di vincere l’Oscar (probabile) che per raccontare qualcosa di nuovo sul Potere o sulla figura dello statista inglese. Il fatto che il trailer si poggi completamente sul monologo più iconico di Churchill (“We shall fight them on the beaches…”), probabilmente l’apice emotivo del film, preannuncia una certa debolezza di fondo.

Altra uscita di peso (commerciale) è Il vegetale, diretto dal regista italiano che ha incassato più di chiunque altro negli ultimi anni…si tratta di Gennaro Nunziante, dietro alla macchina da presa negli ultimi due film di Checco Zalone. Nell’anno “bisestile” del comico pugliese (Zalone ormai procede al ritmo di un film ogni due anni) Nunziante prova a replicare la sua formula magica con un volto nuovo per il cinema: Fabio Rovazzi. Il cantante è chiamato a interpretare una figura fantozziana e apatica, un neo-laureato in Scienze della comunicazione che, dopo una serie di frustranti esperienze lavorative, trova la felicità…in campagna. Favola all’apparenza garbata ma sostanzialmente inerte e innocua, fatica a trovare sia la via della risata, sia quella della satira sociale.

La vera notizia della settimana è però la distribuzione, seppur in pochissime sale, dell’ultimo film del genio messicano Alejandro Jodorowsky con il suo Poesia senza fine. Passato a Cannes ormai nel 2016, è il seguito ideale di La danza della realtà che prosegue quindi la narrazione autobiografica della gioventù del regista con le solite invenzioni visive che lo contraddistinguono, un immaginario ricchissimo e una messa in scena stratificata e…poetica.

Esce questa settimana anche Un sacchetto di biglie, film dalla classica trama ricattatoria e didattica, incentrato su due bambini ebrei che provano a scappare dalla guerra nella Francia occupata dai nazisti. Più leggero (ma anche più interessante) è il documentario inglese My Generation che ci porta nella Swinging London degli anni ’60 con un Cicerone d’eccezione, Sir Michael Caine. Arriva stancamente al quarto capitolo la saga horror di Insidious con L’ultima chiave, che però non ha nulla da aggiungere ai precedenti una volta persa la guida di James Wan (solo produttore). Una nota di colore invece la porta Marlina – Omicida in quattro atti, un thriller alla Tarantino che si segnala per essere il primo film indonesiano a uscire nelle nostre sale. Infine due italiani: il documentario Essere Gigione e l’action sui generis Cruxman.