La sindrome di Zorro e il fegato “griffato” del dottor Bramhall

di ROSITA SPINOZZI –

In tempo di supereroi, Zorro forse apparirà un pochettino datato ma è pur sempre il migliore. Soprattutto per il suo tratto distintivo: incidere la propria iniziale sui malfattori. Se poi a trasformarsi in Zorro è un chirurgo inglese che, tra l’altro, non possiede neanche le physique du rôle, allora la faccenda si fa seria. Anche perché se Zorro “marchiava” le sue vittime in superficie, il chirurgo 53enne Simon Bramhall ha pensato bene di andare più in profondità, incidendo le sue iniziali sul fegato dei pazienti. Finora solo due, risalenti al febbraio e all’agosto del 2013, ma il dubbio che la “bravata” potesse diventare seriale è più che legittimo. Anzi, c’è chi ipotizza che lo sia già, anche se i fegati “incisi” risultano due ed è veramente difficile risalire ad altre eventuali azioni analoghe. La notizia non è recentissima, però il processo si è concluso in questi giorni e il medico inglese, che un mese fa ha ammesso in aula i due episodi contestati, dovrà  pagare una multa di 10 mila sterline (equivalenti a 11 mila euro o poco più) e fare un anno ai servizi sociali. Bramhall, subito ribattezzato “Zorro delle sale operatorie”, ha ammesso dinanzi a un giudice della Birmingham Crown Court di aver posto la sua “firma” sui fegati quando lavorava presso il Queen Elizabeth Hospital di Birmingham, da dove è stato poi espulso. Attualmente esercita la sua professione in un ambulatorio del sistema sanitario nazionale (Nhs) dello Herefordshire.  Per la cronaca, il “novello Zorro del bisturi” aveva siglato gli organi impiantati con il gas argon e, molto probabilmente, non se ne sarebbe accorto nessuno se uno dei pazienti in questione non avesse avuto bisogno di un’ulteriore operazione. Stavolta ad operarlo, però, non c’era Bramhall ma un suo collega che, avendo visto la sigla “SB” fare bella mostra di sè sul fegato, ha pensato bene di fotografarla con il cellulare. «Un tentativo ingenuo e sconsiderato di alleviare la tensione» avevano sostenuto in aula gli avvocati del professionista inglese. No comment. I giudici, nel condannarlo, hanno spiegato che “l’azione incisoria” di Bramhall effettuata su pazienti anestetizzati, pur non arrecando alcun danno agli organi, è da ritenere un abuso della sua posizione e quindi considerabile come un tradimento nei confronti della fiducia riposta in lui da persone vulnerabili. Ma la gente è strana, si sa. E se da un lato c’è chi dice di sentirsi comprensibilmente violato, dall’altro c’è una ex paziente di Bramhall (trapiantata per un’epatite autoimmune) che si è schierata dalla sua parte. Il motivo? Gli ha salvato la vita a 39 anni, adesso ne ha 50 e sta benone. A lei un fegato “griffato” non sarebbe dispiaciuto, lo dice senza mezzi termini. Sarà il fascino di Zorro? Quello vero, ovviamente. Vai a saperlo. Resta il fatto che noi sapremmo bene dove apporre la nostra firma al dottor Bramhall…