Tutta la verità sulla Befana

di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –

Quand’ero piccola, aspettavo con ansia l’arrivo del 6 gennaio. Qualche giorno prima ricevevo la telefonata della Befana che chiedeva istruzioni su quale regalo portarmi. Mamma diceva che era anziana e un po’ sorda, perciò dovevo spiegarmi al meglio. Io mi sforzavo di essere chiara e precisa e, puntualmente, la mattina del 6, appena sveglia, trovavo un regalino ad attendermi sotto l’albero.
Una volta in quinta elementare raccontai questa cosa a scuola e i compagni rimasero senza parole. Solo Fiorella, la mia compagna di banco, rideva senza motivo ripetendomi in faccia:«Non è possibile! La Befana non esiste! Ahahah!»
«Certo che esiste!» ribattevo seccata «Io ci parlo al telefono tutti gli anni».
Ma lei insisteva: «Sarà un’amica di tua mamma che si presta a fare la voce da vecchia, ma quanto sei fessa!»
Ed è andata avanti così per tutta la mattina fino a che, esasperata, le ho tirato uno schiaffo con tutta la forza possibile. Le ho lasciato lo stampo della mia manina sulla guancia, comprensivo delle tracce dei colori a spirito di cui ero costantemente macchiata. Poi ho preso a tirarle i capelli così forte che è dovuta intervenire la maestra per separarci. In un attimo ero in punizione, con tanto di nota sul diario. Significava che mamma avrebbe dovuto presentarsi il giorno dopo a scuola.
Porca miseria, era la terza volta quell’anno che la mandava a chiamare. La prima era stata quando mi ero scritta da sola la giustificazione per non aver studiato la poesia sull’autunno. Eppure credevo che la mia bella calligrafia potesse essere scambiata tranquillamente per quella di un adulto. La seconda, invece, per via di un certo tema svolto in classe. Il titolo era Cosa vorrei fare da grande e io avevo scritto Vorrei essere la fidanzata di Lupin III ed andare in giro per il mondo a svaligiare banche e ricconi.
Mamma non ha preso bene per niente quella terza convocazione e deve averlo riferito pure alla Befana, perché da quell’anno non ho ricevuto più alcun regalo.
Io però non ce l’ho con lei per questo, in fondo mi aveva fatto così tante belle sorprese fino  a quell’anno che posso solo conservarne un bel ricordo. So che adesso telefona ai miei nipotini e porta loro ogni anno un regalo. Ho già spiegato ai bambini che non devono raccontarlo a nessuno a scuola.