Le apparizioni e i doni della Madonna a Gimigliano

Panoramica di Gimigliano

di AMERICO MARCONI –

Questo articolo nasce dai racconti dei suoceri che in gioventù andarono a Gimigliano di Venarotta per vedere una giovinetta che parlava con Maria Vergine. La piccola frazione è arroccata su una rupe di tufo e si raggiunge tra scorci di montagne: a nord l’Ascensione, ad ovest i Sibillini, a sud i monti Gemelli e i monti della Laga. A conferma che un luogo alto e isolato è sede elettiva per le manifestazioni del Sacro. Nelle mie visite ho trovato un Santuario su due piani costruito intorno alla parete di tufo, ascoltato in silenzio commosso speranze esaudite in tempi lontani e recenti, udito accorate preghiere. Ho notato la fonte d’acqua e le rose, guardato e toccato la roccia testimone di fatti prodigiosi.

Era l’aprile del 1948 quando Anita Federici di 13 anni, nata a Gimigliano, vide un Angelo bambino, scalzo e luminoso. S’incontrarono altre volte ma il 18 dello stesso mese, sempre sulla parete di tufo posta a nord del paese, le comparve a sorpresa la Madonna a mani giunte e piedi scalzi circondata da quattro Angeli. Disse di chiamarsi l’Addolorata e le rivelò tre segreti. L’Addolorata si presentò altre venticinque volte fino al 23 maggio, raccomandando sempre la preghiera. In quei giorni raggiunsero il paesino migliaia di pellegrini. A centinaia testimoniarono di aver visto segni particolari in cielo: la discesa di una stella, cerchi luminosi, la danza del sole. Sei pellegrini guarirono da varie malattie. Tutto accadde mentre Anita in estasi parlava con la Madonna. Il 23 maggio dinanzi a 120.000 persone il sole ripeté lo spettacolo in cielo. Poi Maria Vergine diede appuntamento ad Anita per il 19 settembre. Nei mesi che seguirono la giovane fu interrogata ripetutamente da forze dell’ordine e uomini di chiesa. E il 19 settembre del 1948 la Madonna non apparve. La Chiesa liquidò l’accaduto come Apparizione non autentica. Anita terminò i suoi studi alle Magistrali, divenne maestra e si sposò, andando a vivere nel nord Italia.

Ai primi di luglio del 1986 l’Addolorata comparve in sogno a Rosina Messi, una casalinga quarantasettenne di Ascoli Piceno sposata con figli, e la invitò a raggiungere il Santuario a Gimigliano. Chiesa a due piani che era stata costruita negli anni 50 per contenere e proteggere la roccia delle apparizioni. Lo raggiunse e si spalmò terriccio sulle gambe malate di flebite cronica ulcerata. In pochi giorni le vide guarire. Dal 1986 fino ai primi anni del 2000 Rosina ricevette numerosi messaggi e raccomandazioni dalla Madonna, sulla rupe di tufo, tutti attenti alla preghiera e alla pace. Le persone tornarono, meno numerose ma continue, a chiedere consigli e preghiere di guarigione.

Domenica 23 maggio di quest’anno 2021 torno a Gimigliano, tra ciocche di fiori d’acacia e cespugli di rose fiorite. Noto una decina di fedeli sotto al portico della chiesa. In mezzo una signora gracile e anziana che parla velocemente. La sua voce, come i suoi occhi azzurri, è umile ma potente e narra di Dio e della sua volontà. Stupito, chiedo ad una donna in disparte , chi sia: «È Francesca, di Ascoli Piceno, ha 87 anni». Lei continua a parlare, simile ad acqua pura che scorre spontanea, di un’urgenza di conversione e del bisogno di amore, coraggio, perdono. Intuisco di trovarmi dinanzi a una mistica autentica, forte, coinvolgente, che raggiunge con le parole la mente e il cuore. Il gruppo esiste da più di venti anni e si riunisce quasi ogni domenica proprio lì, davanti alla rupe dei prodigi. Francesca ha previsto la pandemia con un anno di anticipo.

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Santuario a Gimigliano