Grottammare, sparatoria contro i cinghiali. La denuncia della Lac: «Decine di cuccioli orfani vagano per le strade»

di REDAZIONE –

GROTTAMMARE – «Una domenica da far west in zona Montesecco a Grottammare dove i residenti e i passanti si sono trovati nel mezzo di una sparatoria che avveniva a pochi metri dalla strada provinciale». É quanto afferma Sabrina Simonetti, responsabile della Lega Abolizione Caccia di Ascoli, denunciando l’increscioso episodi accaduto domenica scorsa a Grottammare. «Un residente ci ha avvisati, dopo aver allertato tutte le forze dell’ordine, poiché all’ingresso della sua proprietà si è ritrovato una banda di persone armate, impegnate nell’abbattere i cinghiali per contenerne il numero. – spiega Simonetti -Numerosi studi scientifici dimostrano che i Piani di abbattimento causano squilibrio ambientale e aumentano i problemi di coabitazione con la fauna selvatica, e quanto sta accadendo ne è la dimostrazione. Ma grazie ad allarmismi creati ad arte, ancora oggi i cacciatori si autoproclamano e si propongono, con il supporto della Province, come risolutori di un problema da loro stessi creato e che mantengono per loro profitto».

«Il problema cinghiali, infatti, in Italia è stato creato dai cacciatori stessi con ripopolamenti selvaggi dagli anni ‘70, successivamente sfuggiti al controllo e improntati allo stesso principio con cui tuttora squilibrano la natura rilasciando migliaia di fagiani, lepri, starne, ecc. Creato il problema, gli abbattimenti sono possibili ovunque e tutto l’anno. – aggiunge Simonetti –  Ma che interesse possono avere realmente i cacciatori a risolvere il problema, così interrompendo la loro attività ludica, soprattutto se guadagnano con la vendita della carne dei selvatici? Al contrario, con la cecità delle istituzioni sull’evidente conflitto di interessi, i cacciatori rimpinguano un allevamento a cielo aperto e a costo zero. Ricorrono a comportamenti illeciti, come incroci con maiali per rendere i cinghiali più prolifici, pasturazioni e rilasci sul territorio abusivi. Ma proprio con le braccate, forme di caccia legalizzate pur essendo altamente invasive per l’ecosistema, disgregano i branchi di cinghiali, privandoli degli esemplari adulti, in particolare le femmine matriarche, e provocano di conseguenza un aumento della prolificità. Le braccate, inoltre, spingono branchi di cinghiali dall’entroterra verso le zone abitate in cerca di scampo dalle fucilate, provocando problemi di ordine pubblico e incidenti stradali».

Insomma, per Simonetti la cosiddetta “emergenza cinghiali” dovrebbe “iniziare ad essere interpretata nella sua reale essenza e cioè un’emergenza squadre di cinghialisti”: «Basta valutare quanto è accaduto domenica scorsa a Grottammare. Un cittadino, allarmato dagli spari in prossimità della sua proprietà, dopo aver allertato le forze dell’ordine si è immediatamente recato a controllare, trovando la strada invasa da gente armata e cani, scie di sangue sulla carreggiata e un gruppo di cinghialini terrorizzati in fuga senza la mamma sfrecciargli davanti. Tutto questo mentre, transitando sulla strada aperta al traffico, gli veniva intimato dai cacciatori, posizionati armati sulla carreggiata stessa, di andarsene. Lo abbiamo raggiunto e abbiamo documentato i fatti, a nostro avviso gravissimi, in conseguenza dei quali da domenica continuano ad arrivarci segnalazioni di branchi di cuccioli allo sbando che si aggirano disperati e disorientati lungo le strade in zone molto pericolose. Abbiamo saputo che i cacciatori e la polizia provinciale hanno ucciso almeno 4 femmine adulte, con una crudeltà gratuita anche verso i piccoli, alcuni dei quali sono già stati investiti».

«Purtroppo l’episodio di domenica scorsa non è affatto isolato, ma ogni fine settimana abbiamo segnalazioni di persone impaurite o infastidite dalle squadre di cinghialisti, appostati armati lungo le strade, sotto le scarpate, incuranti del passaggio di automobili e camminatori che si trovano faccia a faccia con persone armate. Numerose le richieste a noi e di intervento alle forze dell’ordine. – continua Simonetti –  Ieri la Scienza è stata per la prima volta ascoltata sul tema in Senato: in Commissione permanente Agricoltura sono stati auditi il Prof. Carlo Consiglio, (Presidente Onorario LAC) e il Prof. Andrea Mazzatenta, Facoltà di Medicina veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo, i quali, con dati scientifici alla mano, hanno dimostrato il danno ambientale causato dai continui abbattimenti, la causa della proliferazione dei cinghiali, e relazionato sui metodi ecologici certificati ed efficaci a protezione dei coltivi, nonché sulla prevenzione degli incidenti stradali mediante dissuasori tecnologicamente avanzati, dei quali da tempo chiediamo alla nostra Regione la messa in opera, ricordando che, per la legge 157/92, i cacciatori non possono partecipare ai piani di controllo (numerose le sentenze su ricorsi vinti dalla LAC)».

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