Disegno di legge Zan, contro l’omotransfobia e le violenze di genere

di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –

Il disegno di legge Zan, che prende il nome dal deputato Alessandro Zan primo firmatario, è stato approvato alla Camera dei Deputati a novembre, dopo un iter lunghissimo, tante discussioni e rinvii, oltre ottocento emendamenti e una votazione sull’ammissibilità costituzionale. La legge introduce l’orientamento, il genere sessuale e la disabilità negli articoli del codice penale che già puniscono la propaganda e l’istigazione a delinquere per motivi di discriminazione. Quanto alla norma che punisce chi, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, la legge Zan la estende ai reati di violenza fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. Viene poi istituita per il 17 maggio la Giornata nazionale contro l’omofobia finalizza a promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione e a contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze. Viene infine affidato all’UNAR (Ufficio per il contrasto delle discriminazioni, presso il Dipartimento per le Pari Opportunità) il compito di elaborare ogni tre anni una strategia di contrasto alle discriminazioni comprensiva di misure che incidano sul mondo dell’educazione e dell’istruzione, sul lavoro, sulla comunicazione dei media.

Il ddl Zan doveva essere discusso al Senato nei giorni scorsi, ma i lavori sono stati rimandati un’altra volta per l’ostruzionismo dei parlamentari del centrodestra. Prima hanno detto che non è un provvedimento necessario, ma la cronaca ci parla di episodi violenti a danno di gay praticamente tutti i giorni. Poi hanno sostenuto che la legge aprirebbe alla pratica dell’utero in affitto, ma non è vero, nel testo non c’è assolutamente niente al riguardo. Qualcuno ha parlato di limitazioni alla libertà di pensiero, ma in realtà la legge prevede espressamente una clausola di salvaguardia per cui sono sempre fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni, nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte. Da ultimo, il senatore leghista Pillon ha dichiarato che la Commissione Giustizia non se ne può occupare, sta lavorando “febbrilmente” per approvare il decreto sul riordino dell’esame di avvocato. È da quando facevo il tirocinio, più di vent’anni fa, che si sta lavorando a questo “riordino”, figurarsi che lavoro febbrile stanno facendo in Senato.

Dicono che sia una legge divisiva, ma contrastare le discriminazioni dovrebbe educare all’inclusione, non alla divisione. Dicono che l’orientamento sessuale debba rimanere un fatto privato e non possa costituire argomento per una circostanza aggravante. Ma allora perché accettiamo che la motivazione religiosa nelle discriminazioni costituisca un’aggravante, pur essendo la religione un fatto privato, ideologico, in uno stato laico? Secondo il rapporto pubblicato dell’Agenzia europea dei diritti fondamentali, l’Italia è fra i Paesi con indice di discriminazione più alto. Il rapporto segnala l’assenza di una legge contro l’odio e la discriminazione, presente, invece, in quasi tutti gli altri paesi Ue. Non ci sono motivazioni valide per rifiutare l’approvazione di questa legge, basta con le scuse. Chi teme di non poter dire che crede che la famiglia sia formata solo da un uomo e una donna può dormire sonno tranquilli, nessuno potrà mai denunciarlo per questo. Invece chi deve preoccuparsi sono quelli che istigano all’odio e compiono atti violenti contro i gay in ragione della loro identità sessuale.

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