Ludwig van Beethoven, l’autore della Nona Sinfonia compie 250 anni

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

Compositori dal nome immortale, come Franz Joseph Haydn, Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven, rappresentano un periodo straordinario che va sotto il nome “Classicismo viennese”. Beethoven ne è, in un certo senso, l’ultimo testimone eroico, come eroiche sono certe sue composizioni. Nonostante fosse diventato sordo a trent’anni, non si è mai fermato. La sua produzione è talmente vasta e intensa, emotiva ed espressiva, da aver influenzato enormemente la cultura del suo tempo, ma anche quelle successive. Le sue sono composizioni talmente suggestive e di grande vitalità da aver richiamato accostamenti apparentemente improbabili. Si pensi, ad esempio, ad uno dei capolavori di Stanley Kubrick, “Arancia meccanica”. Sarebbe lo stesso film senza le musiche di Beethoven e di Rossini? Avrebbe la stessa forza visionaria, trainante e suggestiva senza la “Nona Sinfonia” di Ludwig van Beethoven? Kubrick, da grande maestro che è stato, sapeva perfettamente che l’azione scenica e la colonna sonora erano fortemente interconnesse.  Oltre ad “Arancia meccanica”, le sinfonie di Beethoven hanno costituito la colonna sonora di altri celebri film. La “Sesta”, ad esempio, ha accompagnato “Fantasia”, il film d’animazione di Walt Disney, mentre la “Quinta” la possiamo ascoltare in “Fantasia 2000”.

Ricostruiamo brevemente la storia di Ludwig van Beethoven, compositore, pianista e direttore d’orchestra. Nasce a Bonn il 16 dicembre del 1770 in una famiglia sostanzialmente povera di denaro ma ricca di cultura musicale, a partire dal nonno che è uno “Kapellmeister”, il cosiddetto “maestro di cappella”. Anche il padre è musicista e cantante tenore, e anche uomo d’antiche maniere educative, ovvero dure e poche rispettose. Altamente probabile che questo strano mix tra povertà economica ma con la musica nel sangue e nella mente, e la brutalità dell’educazione paterna, abbia forgiato una personalità e una sensibilità musicale uniche, unite ad una tenace determinazione e la voglia di “imparare” dai migliori. Il giovane Ludwig va a Vienna per la prima volta a 17 anni, con l’appoggio del conte Waldstein, per prendere lezioni da Mozart di cui ha grande ammirazione ed è conosciuto dal padre. La fortuna però non è ancora dalla sua parte. La madre di Ludwig è malata e si aggrava. Il ragazzo deve fare ritorno a casa senza iniziare le lezioni. Dopo cinque anni ci riprova. Il grande Wolfgang Amadeus Mozart ormai non c’è più. Come è ben noto, il musicista è morto a soli 35 anni. Ma c’è un altro grande, Franz Joseph Haydn. Beethoven diventa suo allievo e si fa viennese.

Resta a Vienna per sempre, per il resto della sua vita, fino al 1827. Nella capitale, il ragazzo comprende fino in fondo la sua vocazione. Inizialmente, gli viene proposto di studiare l’opera italiana, molto di moda, e quella francese. Ma la sua strada è un’altra, quella dei grandi concerti in tutta Europa, lontano dagli incarichi di corte: vuole la totale libertà. Secondo gli storici, la scelta di non comporre su commissione lo ha portato a produrre meno ma quello che ha fatto è storia della musica concertistica. Beethoven è unico, inconfondibile, inimitabile. Ma quali sono le opere principali, quelle che conosciamo tutti, anche coloro che non amano il classico? Strano a dirsi, le opere che sono passate alla storia sono proprio quelle composte in solitudine quando ormai il Maestro è sordo e non segue più i concerti, alla ricerca di “almeno un giorno di pura gioia” come lui stesso scrive in una lettera. Allora “sfonda” i criteri del classicismo, sfociando nella sfera culturale del romanticismo. Le sue sinfonie sono esplosioni d’inventiva, l’organo diventa ampio e dialoga con molti altri strumenti con una libertà nuova e inaspettata rispetto al passato.

Beethoven non si pone limiti, non ha condizionamenti. Compone nove sinfonie e cinque concerti, una sola opera teatrale (Fidelio), una sola musica sacra (Messa solenne), oltre a celebri sonate per pianoforte. Le sinfonie più famose, più popolari, probabilmente sono la Terza, “Eroica”, la Quinta, “Del destino”, la Sesta, “Pastorale”, e la Nona, “Della gioia”. Tra le sonate per pianoforte, la più amata è “Per Elisa”, breve pezzo in La minore. Indimenticabile.  Gli anni passano, lui è malato. Siamo nel 1827, in un giorno di primavera, Beethoven lavora alla decima sinfonia. Nella sua visione è un vero e proprio inno alla vita, una sinfonia che vola ancora più in alto delle altre. Forse ha già tutto in mente ma non fa in tempo a trascrivere. Dagli appunti che lascia, pochi, si può intuire la grandiosità e la potenza musicale. Sarebbe stato un altro memorabile capolavoro. Muore il 26 marzo, in quel 1827, a 56 anni di età. Le cronache del tempo registrano una presenza impressionante di persone che partecipano al funerale. Alcune fonti parlano di ventimila presenze, a testimoniare l’immensa popolarità del compositore. Chi va a Vienna può visitare la tomba nel cimitero monumentale Zentralfriedhof, nella zona sud della città austriaca.

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