Comitato Rodi all’Amministrazione: «Togliete il nome della Geneviève, il monumento è alla storia e non alla nave»

di REDAZIONE –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il Comitato cittadino per la memoria dei 50 anni dal naufragio del Rodi interviene con una nota stampa – firmata dal Circolo dei Sambenedettesi, Ribalta Picena, Laboratorio Teatrale Re Nudo, Stefano Novelli, Nazzareno Torquati, Gino Troli e Fabio Urbinati – sul tema della collocazione della prua della Genevieve e della sua inaugurazione, con “una presa di posizione ritenuta necessaria per il valore che un monumento al lavoro e ai sacrifici della pesca ha per la città e per il peso che la vicenda del Rodi ha avuto sulla storia cittadina”.

«Non intendiamo aprire una polemica con l’Amministrazione comunale nonostante l’atteggiamento di totale misconoscimento della stessa nei confronti del nostro impegno per la memoria del Rodi e dei morti nel tragico naufragio del dicembre 1970. – dicono dal Comitato – Nessuno ci ha chiesto un consiglio o un parere nonostante che il Comitato fosse formato da una benemerita associazione come il Circolo dei Sambenedettesi che dal 1971 difende la tradizione, la storia e la voce della sambenedettesità, due gruppi teatrali come Ribalta Picena e Re Nudo che hanno fatto la storia culturale della città, singoli studiosi che con la loro attività di ricerca e scrittura hanno tramandato la memoria della pesca e dei pescatori, operatori del porto e dell’economia della pesca sempre attenti a difendere il settore e la sua importanza di ieri e di oggi».

A tal proposito i membri del Comitato indicano “gli errori e i possibili interventi migliorativi che devono essere fatti immediatamente dalla Amministrazione Pubblica”: «Innanzitutto è errata la collocazione e non è stato ascoltata la comunità dei pescatori sulla scelta di un’area portuale, ormai non si può fare più nulla. Il danno è irreparabile. Ci pare difficile che si proceda per ora allo spostamento del Monumento. Si ascoltino almeno le richieste nostre e della gente del porto: il monumento è alla storia e non ad una nave quindi il nome della stessa deve essere tolto; i nomi di tutte le unità che hanno pescato in Atlantico devono essere leggibili in qualunque ora del giorno e la soluzione migliore rimane l’uso della paratia di prua in cui apporre i 60 nomi delle navi da pesca tra cui quello della Genevieve  messo nella posizione di tutti gli altri nomi. – affermano dal Comitato – Solo se problemi tecnici insormontabili lo impedissero, si può ricorrere, da subito, ad una struttura in plexigas dove siano chiaramente leggibili tutti i nomi delle navi in attesa di realizzare l’altra soluzione; vengano immediatamente tolti dallo scafo i nomi degli sponsor e messi lateralmente alla prua in un testo di ringraziamento sempre su una struttura in plexigas; non ricompaia in nessun modo la targa assolutamente inaccettabile in cui erano stati elencati i nomi degli amministratori (ogni monumento è della città)».

Il Comitato sottolinea anche “le gravi forme di superficialità evidenziate in questa circostanza per la scarsa capacità di raccordo con le forze sociali, culturali e del mondo del lavoro portuale sono il risultato di una costante esclusione dalle decisioni di coloro che hanno vissuto da protagonisti la pesca e i lavori collegati, dal non ascolto delle molte proposte che venivano dalla città e da una pericolosa autosufficienza decisionale che ha emarginato ogni tentativo di collaborazione e di suggerimento costruttivo”.

«La nostra speranza è che questa spiacevole vicenda e gli errori commessi servano da monito per le prossime iniziative cittadine previste per la commemorazione del naufragio del Rodi. – concludono – Le proposte, che l’Amministrazione ha annunciato, devono confrontarsi e integrarsi con tutte le altre che i soggetti culturali e associativi stanno realizzando. Bisogna  rispondere pienamente e con la dovuta qualità alla richiesta che viene dai sambenedettesi di fare della triste ricorrenza un’occasione di partecipazione per l’intera città, senza prese di posizione di parte assolutamente inaccettabili in un momento collettivo di memoria e riflessione».

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