di AMERICO MARCONI –
Conobbi Pietroneno Capitani tre anni fa a Rotella per la presentazione del suo libro Il melograno. Col suo accento sonoro riminese, la facilità all’eloquio, la conoscenza del dialetto ascolano conquistò immediata simpatia. E raccontò la genesi del suo nome. Quando nasce a Montedinove nel 1956 il padre va dal parroco per battezzarlo e, da convinto socialista, chiede di poter dare al figlio il nome Pietro Nenni. Il sacerdote gli risponde che è impossibile; raggiungono un accordo su Pietroneno. Nel nome c’è inscritta gran parte della sua storia. Con la famiglia si sposta a Rimini, insieme a tanti altri ascolani (queste emigrazioni sono oggetto del suo bellissimo e fortunato libro illustrato Bussavamo con i piedi). Sempre al Comune di Rimini sarà il primo ascolano e il più giovane consigliere eletto nelle file della sinistra. Diventerà apprezzato giornalista sul Paese Sera e sull’Unità. Dunque editore, scrittore e pubblicista.
Il melograno è arricchito da un’introduzione di Sergio Zavoli, amico di Pietroneno. «Il tuo libro, Pietroneno, ha l’odore pungente dei fuochi mai del tutto spenti nei lasciti memorabili di una solidale, civile, e persino amorevole, “storia contadina”». Io lo lessi d’un fiato e mi permisi di scrivergli: «Ho avuto nonni e genitori contadini. Leggere, Pietro, il tuo libro Il melograno è stato tuffarmi nel mondo puro e incantato dell’infanzia. L’odore della stalla, il pane fatto in casa, li taielì (i tagliolini) di mia madre, lu brodo de capò (il brodo di cappone), lu purc… Il capitolo Grottammare, sarà perché ci sono nato e ci vivo, è delicato e sognante. Con quel mare che sta sempre davanti ai miei occhi e quel primo bacio che tutti tribolammo prima di meritare. La tua scrittura Pietro è felice e leggera, sei maestro nel trattare i sentimenti: l’amore su tutti. Grazie per avermi fatto ritrovare i luoghi e i tempi, le persone e le parole. Nella certezza che mai potranno essere dimenticati finché ci sarà chi narrerà di loro».
Ritorno a Rotella a fine agosto di quest’anno per salutarlo e ancora ascoltarlo. La sera stessa inizio il nuovo romanzo Le ultime ore di Civitella, pubblicato con Primiceri Editore. La storia, in fondo sempre d’amore, idealmente collegata al libro precedente, si svolge durante gli ultimi giorni della resistenza di Civitella del Tronto. Ultimo baluardo a cadere del Regno dei Borboni (con la bandiera riprodotta sulla copertina del libro) durante l’Unità d’Italia. Ma questa volta Pietroneno Capitani ribalta la prospettiva: l’io narrante è quello di un borghese ricco che organizza e attua il suo piano amoroso. Avvalendosi dell’aiuto di un brigante: il famoso Giovanni Piccioni. Di cui tutti ricordiamo il millenario albero cavo sulla Salaria, prima di Mozzano. Già nei racconti popolari il brigante è descritto come uno che rubava ai ricchi per dare ai poveri. Il vero personaggio del libro di Pietroneno è proprio lui, il brigante Piccioni. Con i suoi grandi ideali: «Difendo Dio e la Chiesa, i poveri e i contadini». Ideali che si frantumano contro l’incedere della nuova Italia. Un libro che scorre rapido, come l’acqua nel fiume della storia, e stimola profonde emozioni e riflessioni.
Le ultime ore di Civitella Ed. Primiceri sarà presentato a San Benedetto del Tronto, presso la Palazzina Azzurra il 19 settembre 2020 alle ore 18. Nell’ambito della rassegna Incontri con l’autore, XXIX ed. estate 2020. Prenotazione al 335/7000773, whatsapp 366/4349288.
Copyright©2020 Il Graffio, riproduzione riservata