Premio Strega, in viaggio verso la finale. “Breve storia del mio silenzio” di Giuseppe Lupo

di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –

L’annuncio che presto avrà una sorellina provoca in Giuseppe, che ha soltanto quattro anni, un terremoto emotivo tale da farlo smettere di parlare. Un evento che dovrebbe essere gioioso si rivela invece destabilizzante e lo spinge a cercare riparo nel silenzio. Il desiderio di parlare c’è, ma le parole si rifiutano di uscire dalla bocca, serrata per la paura. Il difficile era partire. Prendevo la rincorsa, chiudevo gli occhi e mi lanciavo con la sensazione di essere legato alla funivia sospesa sull’abisso. Un silenzio che non è una resa di fronte agli imprevisti della vita, ma che è alla ricerca di una via da cui poter uscire. Ed è proprio la tenace ricerca della parola perduta come mezzo salvifico il filo conduttore di questo romanzo autobiografico intenso e romantico.

Giuseppe cresce nella Lucania degli anni Sessanta, in un mondo di “depositari di parole”: dai genitori maestri elementari che sperimentano metodi d’insegnamento all’avanguardia e che lo appassionano alla lettura, ai tanti intellettuali del Circolo La Torre che frequentano casa. Un mondo fatto di poesie, quaderni, libri, banchi, lavagne e alunni in abiti di carta crespa, ma anche di esperienze sensoriali come l’odore di cenere e sigaretta del padre, il rumore della pioggia che cade e lava via i brutti ricordi, il suono dei cantanti che ad agosto scendono al Sud per tenere concerti. È grazie alla musicalità delle parole che si scioglie quella ruggine che gli serrava le labbra e Giuseppe ritrova la voce e la voglia di esprimersi attraverso la scrittura e di raccontare una vita fatta di cose semplici come gli zitoni al sugo, il Vicks spalmato sul petto al primo raffreddore, la lavorazione del maiale, ma anche di eventi drammatici come il terremoto dell’Irpinia.

Giuseppe ha diciassette anni quando il sisma sconvolge la sua vita. Circondato da rovine e morte, è solo immergendosi nei libri che riesce a dimenticare le sue paure ed è così che matura la decisione di lasciare la terra in cui è nato per trasferirsi a Milano, la città degli Editori. Il distacco porta con sé un bagaglio di rimpianti e solitudine comune a ogni emigrante, ma è qui che compirà i suoi studi, conoscerà la donna con cui costruirà una famiglia e soprattutto affronterà la sua grande sfida, scrivere un libro. Un romanzo di formazione che è al tempo stesso una storia di riscatto, la storia di come nasce la vocazione per la scrittura.

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