Il Borgo di Marano e i diorami che non t’aspetti

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

In una bella giornata di sole, meglio se nitida con orizzonti netti e ben delineati, ci sono le giuste condizioni per visitare l’antico Borgo di Marano, o ritornarvi se già conosciuto. Ogni volta sarà un po’ come la prima. I dettagli si rinnovano, sorprendono, rimandano a ricordi, déjà-vu, film della memoria. Il borgo ha qualcosa che sembra appartenerti anche se sei nato altrove, ti ci ritrovi come fosse il giardino di un inconscio amico. Intanto, prendiamo la strada giusta, o meglio, quella che a parer mio è la più suggestiva, forse perché a lungo frequentata, anche in tempi giovanili. Percorrendo la statale Adriatica, da San Benedetto del Tronto verso Cupra Marittima, dopo aver superato Grottammare, al semaforo cuprense, prima di arrivare al paese, prendere per collina, in direzione dei ruderi del Castello di Sant’Andrea. Ruderi dall’antico fascino, per una serie di motivi. Quelli storici: perché risalente al XIII secolo, comprendeva mura perimetrali e torre di avvistamento. Nei secoli, all’interno delle mura medievali c’erano anche due chiese. Oggi, rimane ben poco, ma di estrema suggestione. Inoltre, è un punto paesaggistico notevole, con orizzonti che si perdono lontano, potendo osservare dall’alto la cittadina di Cupra Marittima, ed estendere lo sguardo fino ai Sibillini, guardando tutt’intorno: il Conero, l’Adriatico, il porto di San Benedetto.

Proseguendo il percorso, con qualche curva collinare e qualche bivio, arriviamo al Borgo di Marano, prendendolo, per così dire, alle spalle. Con grande sorpresa, per chi vi arriva per la prima volta. Si, perché abituati a colline ricche di coltivazioni, vigneti, ulivi, querce, bellissime case campagnole e qualche villino, vi ritrovate all’improvviso all’imbocco del borgo, quasi un’apparizione. Parcheggiate l’auto dove è ancora campagna. Ciò che stupisce è che la strada, da un metro all’altro, lascia la natura intatta e si veste d’antico, tra palazzi storici, ville d’epoche, cancellate in ferro battuto, pini maestosi, svettanti e piegati dai venti. E visuali che ti obbligano a fermarti. Guardare il mare attraverso l’inferriata di un muro di cinta in pietra, che dà su un giardino terrazzato, è stupefacente, commuove, ti mette di buon umore e ti porta a qualche inaspettata riflessione.

Ma che storia ha il borgo collinare, parte alta di Cupra Marittima? Nel corso dei tempi, gli insediamenti costieri, risalenti addirittura alla Civiltà Picena, hanno dato vita ad una feconda colonia romana, ricca di attività: produzioni agricole, come l’olio, e commercio via mare (c’era un importante porto, documentato anche da molti reperti, come le anfore e resti di ormeggi). A seguito di ripetuti attacchi barbari, dopo la caduta dell’Impero Romano, e dominazioni da parte dei Bizantini fino ai Mori, i cittadini preferirono lasciare la costa e ritirarsi in collina dando sviluppo a quello che oggi chiamiamo Borgo di Marano, le cui mura medievali risalgono al IX secolo. È una sintesi storica estrema, questa, per ragioni di brevità che non consente di parlare di una ricchezza archeologica notevole. Si consiglia di approfondire sui tanti siti online o presso enti ed associazioni locali.

Ritorniamo alla nostra passeggiata sull’antica strada nelle vie del borgo, nella piacevole altitudine di circa 100 metri. Senza doverlo cercare, passeremo davanti al Museo Archeologico del Territorio, piccolo ma ricco di reperti ben conservati dei Piceni, come i tipici anelli risalenti al VI secolo a.C. (ritrovati nelle necropoli della cittadina cuprense e dintorni). Continuando a camminare, sarete attratti da piccole deviazioni che consentiranno di contemplare panorami mozzafiato sul mare, sentendovi praticamente allo stesso livello degli uccelli in volo.

E poi, quasi per caso, un po’ per curiosità, da esploratore improvvisato, un po’ perché avrete letto qualche cartello turistico, vi ritroverete davanti la chiesa di SS. Annunziata, risalente al cinquecento. Se entrerete, e vi consiglio vivamente di farlo, resterete stupiti, a dir poco. Persone appassionate hanno realizzato il Presepio Poliscenico Permanente, aperto tutto l’anno e a ingresso libero. Oggi è composto da 19 scene, in forma di diorami, ispirati alla scuola presepista catalana. Il lavoro è accuratissimo e l’effetto scenico notevole. Gli autori presepisti, dell’associazione “Amici del Presepio”, sono stati molto attenti nel rispettare le proporzioni, la tridimensionalità, le sequenze bibliche, la ricostruzione degli ambienti straordinariamente verosimili al paesaggio palestinese, gli effetti luminosi che ricreano l’andamento giorno notte con tutte le graduazioni di luce. Ci sono talmente tanti dettagli, nei vari piani ottici, e in sequenza, che ogni diorama richiama attenzione, ognuno è un piccolo gioiello.

Ogni volta che qualcuno visita il Presepio Permanente, e l’intero Borgo di Marano, si ripromette di tornarci presto, con calma, magari coinvolgendo qualche amico in più, o forse anche da solo per poter dedicarsi ai dettagli che vuole con tutto il tempo necessario. Provare per credere.

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