Thich Nhat Hanh, è scomparso a 95 anni il più famoso monaco zen

di AMERICO MARCONI –

Basta averlo visto una volta per non dimenticarlo più. Piccolo, nella sua tunica marrone, camminare armonioso passo dopo passo, salutare con la mani giunte all’altezza del petto. È Thich Nhat Hanh il più popolare monaco buddhista zen al mondo. Parla in inglese, pacato, con grande chiarezza, rendendo comprensibili i più complessi insegnamenti buddhisti. Autore di oltre cento libri, ritenuto il padre della mindfulness (meditazione consapevole). A 95 anni l’incomparabile Thay – il maestro, come lo chiamavano i discepoli – è passato a un altro stato d’essere. Per usare un’espressione comune: è morto.

Nato nel Vietnam centrale nel 1926, Thich Nhat Hanh era entrato all’età di sedici anni nel tempio di Tu Hieu come novizio. Da giovane monaco, nei primi anni Cinquanta, s’impegnò nel movimento per rinnovare il buddhismo vietnamita. Iniziata la guerra in Vietnam, monaci e monache dovettero scegliere tra il rimanere nei monasteri o aiutare chi soffriva sotto i bombardamenti. Thich Nhat Hanh fu tra quelli che scelsero entrambe le vie, fondando il movimento del Buddhismo Impegnato. Da allora ha dedicato la propria vita all’opera di trasformazione interiore per il bene dei singoli e della società. In nome della pace universale. Nel 1961 si recò negli Stati Uniti per insegnare Religioni Comparate alla Princeton. Nel 1966 dagli Stati Uniti andò in Europa per sostenere la causa della pace e chiedere la fine delle ostilità in Vietnam. Durante questo viaggio incontrò Martin Luther King che nel 1967 lo propose come candidato al Premio Nobel per la Pace. Dopo quella missione i governi del Vietnam del Nord e del Sud gli negarono il diritto di tornare in patria. E Thich Nhat Hanh iniziò un esilio durato trentanove anni.

Ma continuò a manifestare con forza contro la corsa agli armamenti atomici e i crimini contro l’umanità. Oltre a insegnare, tenere conferenze e scrivere sull’arte della consapevolezza e dell’essere pace. Nei primi anni Settanta fu docente e ricercatore di Buddhismo all’Università della Sorbona a Parigi. Nel 1982 si trasferì in una tenuta molto ampia nel sud-ovest della Francia: il Plum Village. Sotto la guida spirituale di Thich Nhat Hanh, dalla piccola cascina rurale che era in origine, Plum Village è cresciuto fino a diventare quello che oggi è il più grande e il più attivo monastero buddhista in Occidente. Con oltre duecento monaci residenti e fino a diecimila visitatori all’anno che vi arrivano da tutto il mondo per imparare l’arte di vivere in consapevolezza.

Qualche anno fa Thay tenne un ritiro sul vivere e il morire. Per tre settimane parlò sempre della vita. L’ultimo giorno disse al pubblico: «Ma ora vi chiederete: cosa succede quando moriremo? Devo darvi una buona notizia: non moriremo!». E spiegò che abbiamo paura della morte perché pensiamo che, una volta morti, diventeremo il nulla. In realtà nulla nasce, nulla muore e tutto si trasforma. Di sicuro quello che resta di noi saranno il nostro esempio e le nostre azioni. Non parlava mai di morte ma di continuazione. Nel suo libro “La pace è a ogni passo” scrive: «Ho chiesto alla foglia se avesse paura dell’autunno e veder cadere le sue compagne. La risposta è stata: No. Per tutta la primavera e l’estate ho vissuto pienamente. Ho fatto del mio meglio per nutrire l’albero, e adesso una gran parte di me è lì. Questa forma di foglia non mi racchiude interamente. Io sono anche l’albero, e una volta tornata alla terra continuerò a nutrirlo. Perciò non mi preoccupo. Quando lascerò questo ramo, volteggiando nell’aria lo saluterò e gli dirò: arrivederci a presto!».
Arrivederci a presto, Maestro!

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Thic Nhat Hanh a Plum Village