Venere, Iside e Cibele: le tre dee dimenticate di Sulmona. Ecco la tesi di Carlo Gentili

di ROSITA SPINOZZI – 

É con grande orgoglio e gratitudine che pubblichiamo in esclusiva uno studio effettuato dall’artista Carlo Gentili sulla processione di Sulmona. Secondo gli studiosi si tratterebbe di una celebrazione che risale al 1700, o al massimo al periodo medioevale, mentre in base alle considerazioni di Gentili l’evento affonda le sue radici nella notte dei tempi, quando il Cristianesimo non era ancora nato e le dee venivano festeggiate con frenetiche processioni di corsa, uso di erbe allucinogene, musiche assordanti. Gentili ha individuato almeno quindici prove a conferma della sua tesi, mai proposta da nessun altro autore. Il risultato è un brillante testo in cui si evince l’impegno e la passione per lo studio di un artista a 360° come Carlo Gentili, sempre in grado di affascinare tutti noi non solo con la bellezza delle sue opere, ma anche con la sua profondità intellettuale – 

«Nel tempo degli dei, quando il Cristianesimo non era ancora nato, a Sulmona venivano adorate tre dee straordinarie. Si trattava di  tre “regine eterne” giunte da “mondi” diversi: la greca Venere (dea della Bellezza), l’anatolica Cibele (Grande Madre degli dèi) e Iside, la “perla nera” d’Egitto.  Tre dee, tre culti, tre celebrazioni con un grande elemento di similitudine tra loro che confluiva nel mito di amore/morte/rinascita nei confronti del proprio amato: concetto che, nel mondo mitologico, concretizzava la fine dei rigori invernali e l’esplosione vitale della primavera, con la sua stupenda rinascita. Con l’arrivo del Cristianesimo, le tre dee sono state dimenticate ed i loro rituali  si sono amalgamati, fusi per poi confluire nelle celebrazioni della Pasqua cristiana, con la stupenda processione della “Madonna che scappa” di Sulmona». Sono queste le conclusioni a cui è giunto Carlo Gentili che ha individuato almeno 15 prove indiziarie che dimostrerebbero l’antichità della processione sulmonese e la sua incredibile connessione con il mondo precedente dimenticato.

Secondo l’autore, infatti, ancora oggi si avverte la presenza di simbologie e richiami comuni di elevatissimo significato storico espressi nei tre “agganci” con le dee degli antichi. Gentili sostirne che le tumultuose processioni di corsa dedicate a Cibele, a Venere e ad Iside, dopo l’arrivo del Cristianesimo con l’Editto di Teodosio (380-392 d.C.), si fondono e vengono  trasformate in processioni della “Vergine che scappa”. Pur non essendoci prove documentarie – a causa del terremoto del 1706 che ne ha distrutto atti e  testimonianze – rimangono tuttavia tracce indelebili nelle simbologie e nelle analogie delle rappresentazioni pasquali: dalla rosa rossa, al “Tronco”, dalla processione di corsa, ai rituali di morte e rinascita dei miti pagani, ai “mazzieri”,  al termine “Tomba” che rimanda ad Osiride, Dio dell’oltretomba, agli evidenti rifementi dell’ “Arbor intrat” e del “Canna intrat” dedicati ad Attis, amante di Cibele: oltre quindici prove indiziarie  che evidenziano perfettamente questa sostituzione indolore per il popolo che da centinaia d’anni continua ad effettuare i medesimi riti permettendo il “passaggio perfetto” dal Paganesimo al Cristianesimo.

Ecco ulteriori riferimenti di Carlo Gentili relativi alle tre dee con la Vergine di Sulmona:

L’AGGANCIO CON  ISIDE
Nel  mondo classico si svolgeva il Navigium Isidis, festa dedicata alla dea Iside che si celebrava  nel primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera, quindi pochi giorni prima rispetto alla  attuale Pasqua. Essa vedeva sfilare su un carro navale (carrus navalis) la statua della dea Iside, per festeggiare la resurrezione del suo sposo Osiride, smembrato e di cui aveva ricomposto il corpo. La celebrazione pagana esprimeva sia il dolore per la morte che la gioia per la rinascita festeggiata con danze, corse, musiche e volti mascherati festanti in ballo collettivo. Con l’arrivo del Cristianesimo la festività venne assorbita nei riti pasquali, mentre il  festeggiante “carrus navalis” di Iside venne anticipato di 40 giorni divenendo il “nostro” Carnevale. Il collegamento con Sulmona avviene attraverso la locale confraternita facente capo alla tradizione di Santa Maria di Loreto che, secondo recenti studi, annovererebbe nel suo passato pre cristiano la presenza e la devozione nei confronti della dea  Iside nel “lauretum”.  Altro riferimento importante è il termine “Tomba” legato alla chiesa di Santa Maria della Tomba, chiesa “madre” della celebrazione; in particolare, lo sposo di Iside era Osiride, signore delle tenebre e Dio dell’oltretomba,  definizione che rileva una similitudine interessante con il termine “tomba”.

L’AGGANCIO CON CIBELE
L’aggancio con il mito di Cibele a Sulmona lo troviamo nella similitudine della processione di corsa descritta da Ovidio e da Catullo,  nei rituali di morte e rinascita legati ad Attis, amante di Cibele. Altre similitudini le troviamo nella presenza dei “mazzieri” che ricordano il “Canna intrat” e nella realtà del crocifisso denominato “tronco”, lo stesso termine usato nei “Sanguinaria” dedicati alla dea e nel relativo “Arbor intrat” con il quale si identificava il corpo morto del dio Attis. Anche nel caso di Cibele, si verifica una coincidenza perfetta tra il periodo pasquale ed i festeggiamenti dei Megalesia e dei Sanguinaria dedicati alla morte e rinascita di Attis, coincidenti con l’equinozio di primavera.

L’AGGANCIO CON VENERE
Le similitudini della processione di Sulmona con Venere, dea della bellezza, le troviamo nella “rosa rossa” ancora oggi in mano alla “Vergine che scappa”. Simbolo della mitologia greca che rappresenta il mito di morte e rinascita di Adone: infatti, in occasione di una ferita subita da un cinghiale, Adone muore ed i pianti di Venere misti al sangue dell’amato formano delle rose rosse. Altra similitudine la ritroviamo nella  coincidenza dei Veneralia del 4 aprile data molto vicina al periodo pasquale. Pertanto, queste 15 prove indiziarie rappresentano perfettamente laq continuità dal periodo paganeggiante al Cristianesimo avvenuta a Sulmona.

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