Meditazione sul libro di poesie “Una profonda leggerezza” di Enrica Loggi

di FRANCESCO VARANO –

«Cara Enrica,
la tua poesia di questo libro è un dialogo intenso con le forme del vivere: il contenuto è essenziale ed esistenziale. Non ti sfuggono gli elementi naturali, di cui noi esseri viventi facciamo parte. In ogni caso, poesia per poesia tu richiami questa appartenenza, e la distingui, ora, in memoria, ora, in un sentimento minimale, che la creatura ha di se stessa. (pag.54). Tu poni l’interrogativo principale del perché noi abitiamo gli elementi naturali, del perché la vita stessa abbia una ragione (soffio, cuore, ombra)(pag.53), del suo diritto a esserci (pag.54) o del perché della propria azione di senso: e il senso della vita come andato/ a gettarsi nell’acqua sconosciuto.   
Questo libro si apre con l’immagine poetica dell’inverno, con la poesia “Poemetto della Neve”, dedicato a tua sorella Marisa,  si chiude con l’elogio dei fiori della primavera, con la poesia “Dedicato ai fiori”.  La prima poesia comprende la tua sensibilità verso la natura, e quella umana verso le creature, e in particolare: tua sorella. Tratteggi un suo ritratto e quindi la sua immagine, attraverso la “memoria”, formata da una serie di ricordi, ed è memoria in quanto assumi una tua posizione nel confrontare quest’immagine, che alta si alza, su ogni elemento altro: sulla neve, sul paese, sui suoi abitanti, sulle strade, anche sulle campane e altro ancora.
Questa immagine della “memoria” ti riflette. Perché tu mediti sull’interrogativo esistenzialista, che la vita  abbia un senso in sé, ma man mano che i soggetti lo cerchino e poi lo perseguano: dal concetto di responsabilità a quello di solidarietà o di impegno. Una cifra etica, come sosteneva sulle macerie della seconda guerra mondiale, il pensiero esistenzialista laico francese.  Ti domando se alla vita questo senso ancora le possa appartenere, o se sia divenuto completamente sconosciuto (pag .55), oppure se il soggetto attraverso il linguaggio, e l’espressione delle parole che si tengono per mano (pag.56), possa ancora accarezzare dei sogni, dopo aver lenito le ferite, come quelle della solitudine esistenziale, tra uomo e uomo ci sono anni luce (pag.58).
Ma se non sbaglio viene anche il “giorno” della ricomposizione esistenziale: quel giorno suddiviso in ore che odorano d’arancia (pag.76) o quel giorno  che gioca con le ore come fossero pagine e le sfoglia  e le abbandona nel vento come paglia (pag.87). Mi sembra corrisponda a una ricomposizione, dettata dalla leggerezza, in cui interlocutori sono gli stessi elementi naturali, o meglio organi di un corpo, di cui viene tessuto l’elogio: sono essi che si lanciano per costruire ora un piacere somatico e spirituale.
Perché rispetto alle domande che vengono poste dagli interlocutori, il tuo  “io” poetico, ora è presente con  un guizzo di palpebra, ora con  un sussulto del cuore, ora con un ramoscello, per far pace con  la vita che s’aggira raminga/ e ruzzola sulle labbra di chi non dice/ e suona mentre qualcuno parla.  Ancora verso la vita dici: una piccola pianta verdeggia/davanti a una finestra (pag.75).  E se ancora il giorno e le sue ore che odorano d’arance sono la vita stessa, il tuo “io” poetico racchiude anche quell’impegno etico e può dire a voce alta: il cuore l’ho lasciato sopra un muro a cantare come un orologio antico (pag.76)».

Sto interrogando il giorno e le sue ore
a spicchi vengono intorno a sera
si dividono come arance e odorano.
Il cuore l’ho lasciato sopra un muro
a cantare come un orologio antico.
Il mio bene distinto fortemente
da quel che accade, brilla
come il sole in una meridiana
sull’antica parete della torre.

Da  “Una profonda leggerezza”, 2019

Francesco Varano vive a Roma e ha pubblicato la raccolta di poesie “Il giardino medievale”, (Polistampa, 2012). Ulteriori informazioni sul sito:http://www.francescovarano.it/
Enrica Loggi ha pubblicato diversi libri di poesia. Notizie su di lei e suoi testi vari si trovano nel blog: http://nelsoffiodellapoesia.blogspot.com

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