San Benedetto, Carboni replica a Falco: «Nessun depauperamento del Cser L’Arcobaleno»

di REDAZIONE –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Botta e risposta fra l’assessore alle politiche sociali Emanuela Carboni e la consigliera comunale Rosaria Falco. Al centro della diatriba la dichiarazione della consigliera inerente “il depauperamento del Centro Socio Educativo Riabilitativo”. Tempestiva la replica dell’assessore Carboni. Di seguito riportiamo la nota stampa. 

«Le affermazioni della consigliera comunale Rosaria Falco circa un presunto depauperamento del Centro Socio Educativo Riabilitativo (CSER) “L’Arcobaleno” non sono suffragate ad alcun elemento concreto e stupisce che un amministratore non assuma informazioni da fonti attendibili prima di esternare. In questi anni svariati sono stati gli interventi realizzati per migliorare la gestione e la permanenza degli utenti all’interno del Centro, a partire dal servizio di trasporto che non solo è stato reso più efficiente con l’assunzione di tre autisti ma che a breve disporrà di un nuovo mezzo, attualmente in fase di allestimento, che porterà da 2 a 3 il parco di pulmini attrezzati.

Numerosi sono stati, poi, gli interventi di recente realizzati nella struttura: la sostituzione delle vecchie caldaie con nuovi impianti a risparmio energetico e più efficienti, l’impianto di condizionamento rimesso a nuovo dopo decenni di incuria, il rinnovo di tutti i divani a norma di legge (ignifughi e lavabili) all’interno del CSER Arcobaleno 1, l’acquisto di un nuovo sollevatore elettrico e di un lettino elettrico per la fisioterapia degli utenti.  Attraverso il nuovo affidamento, molto oneroso per il Comune, è stata garantita la presenza di personale infermieristico per 10 ore settimanali per le due sedi del Centro perché gli utenti, con il passare del tempo, manifestano sempre di più esigenze sanitarie piuttosto che sociali. Sono stati anche acquistati due frigoriferi professionali per il mantenimento dei farmaci a temperatura costante».

Insomma, abbiamo effettuato tanti investimenti per garantire il benessere degli utenti, mantenendo un rapporto utente/educatore di 1 a 2 (ovvero un educatore in media per due utenti), quando la Regione prevede, anche come riconoscimento a livello economico, un rapporto utente/educatore assimilabile ad 1 a 4. Un onere non indifferente che però questo Comune continua a sostenere con l’obiettivo di offrire un servizio di alto livello nonostante le rette non siano mai state toccate.

Le attività laboratoriali e riabilitative, frutto di una progettualità condivisa tra gli attori sociali, sanitari, personale educativo e famiglia e ritagliate sui bisogni del singolo “ragazzo”, sono tantissime: oltre alle attività individualizzate di tipo cognitivo grazie all’impiego di software didattici e di videoscrittura, si svolgono laboratori di ceramica (grazie anche alla donazione del Lions Club Truentum di un nuovo forno di cottura) e momenti di manualità artigianale, pittorica, ludico-espressiva, abilità informatica e grafico-creativa. E ancora: cineforum, giornalino del Centro, clown therapy, “Snoezelen”, palestra e attività di igiene posturale; attività di autonomia (cura della persona, igiene orale e personale, attività relative al pasto), serra. Per favorire l’incontro e la socializzazione nell’ottica dell’integrazione territoriale, sono state avviate collaborazioni con la cooperativa sociale “Primavera – La fabbrica dei fiori”, la Bocciofila sambenedettese”, con la cooperativa COGESE per l’attività natatoria, con l’Associazione “Xmano”, con il Comitato di Quartiere e la Parrocchia di San Filippo Neri.

Fino al 10 marzo scorso, giorno in cui le attività del centro sono state sospese per l’emergenza COVID, il Centro vedeva la regolare frequenza di 32 utenti in convenzione, uno fuori convenzione Asur, la sperimentazione di percorsi di alternanza scuola-lavoro per ragazzi con disabilità e 3 attività domiciliari individualizzate. Per questo molte famiglie, una volta terminato il percorso scolastico dei loro ragazzi con disabilità, esprimono il desiderio di far frequentare loro il Centro diurno.

Riguardo alla riapertura del Centro, è vero che il 4 maggio la Regione Marche stabiliva la possibilità di riapertura di questo tipo di strutture ma non forniva le necessarie linee guida operative indispensabili per garantire la sicurezza di personale e utenti che sono arrivate solo il 18 maggio con Delibera di Giunta Regionale n. 600. Con questo atto si stabilisce la necessità di dimezzare la presenza dell’utenza. Dinanzi a questa precisa indicazione, abbiamo deciso, proprio per ridurre il suo impatto sulle famiglie, di organizzare un’apertura modulata in due fasce orarie (9-13 e 14-18) potendo, almeno in parte, sopperire al bisogno di 25 famiglie (altre hanno chiesto espressamente la possibilità di far ritornare i figli a settembre). Purtroppo le procedure per il cambio di gruppo, l’igienizzazione dei locali e di triage all’ingresso ad oggi non rendono possibile la somministrazione del pasto.

La disabilità è un problema in continuo divenire: per questo continueremo a monitorare i bisogni delle famiglie per essere pronti a rimodulare il progetto nel rispetto delle prescrizioni. Ma va ricordato che, alla frequenza al Centro, si aggiungerà la possibilità, concertata con le Unità Valutative di competenza, di erogare ulteriori interventi di supporto domiciliare. Il progetto appena descritto è stato approvato dall’UOSES (organismo preposto dalla citata Delibera regionale n. 600) lo scorso venerdì 19 giugno con il parere del dipartimento di prevenzione dell’ASUR – AV5. Tra i primi nella Regione, pertanto, i Centri nel territorio comunale inizieranno a riaprire da lunedì 22 giugno, non appena saranno effettuati i tamponi a tutti gli utenti (quelli fatti agli operatori hanno tutti dato esito negativo).

Quanto al servizio di trasporto, la Regione Marche ne ha previsto la riattivazione da settembre ma l’Amministrazione comunale, in collaborazione con la Cooperativa gestrice del centro, sarebbe disponibile sin da subito a riprendere il servizio se richiesto dalla citata Unità valutativa, ovviamente previa costante sanificazione dei mezzi. Resta comunque complesso garantire la massima sicurezza quando è difficile, per comprensibili motivi, ottenere la piena collaborazione degli utenti nell’attuazione delle nuove norme comportamentali. Sarebbe molto utile che, chi ha compiti istituzionali, si fermasse un attimo a riflettere su queste difficoltà adoperandosi per sostenere operatori, famiglie, utenti e chi ha il dovere di assicurare questi preziosissimi servizi.

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