Premio Strega, in viaggio verso la finale. “Il colibrì” di Sandro Veronesi

di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –

Soprannominato così fin da bambino per via della bassa statura, cresciuto in una casa infelice resa simile a un museo dalla passione della madre per l’architettura e per qualsiasi cosa le renda sopportabile convivere con un marito che non ama, Marco Carrera è e rimane un colibrì per tutta la vita. Investe ogni sua energia nel restare fermo, qualsiasi cosa accada intorno a lui ed è così che trascorre un’esistenza in cui non si accorge mai di niente. Dei genitori che non si amano, dei problemi esistenziali di sua sorella Irene, delle bugie su cui si fonda il suo matrimonio con Marina, dei gravi problemi di sua figlia Alice. Non sopporta la psicoanalisi, eppure tutte le donne della sua vita sono state in cura da un terapeuta, ed è proprio l’incontro col terapeuta di sua moglie Marina ad aprire il romanzo: l’uomo gli annuncia che il suo matrimonio è finito e che di figlio nella sua vita ce ne sarà un altro, ma non sarà suo.

Una storia ambientata tra gli anni Sessanta e un futuro non ancora definito, carica di eventi drammatici e raccontata attraverso continui salti avanti e indietro nel tempo non sempre facili da seguire. Nella vita di Marco Carrera succede di tutto. La separazione dalla moglie, la prematura scomparsa della figlia Adele, la malattia dei genitori, un fratello con cui non parla e una sorella morta suicida dopo diciotto anni di cadute, incidenti, fratture, liti, depressioni, droghe, psicoterapie. Tragedie, tradimenti veri e presunti e un grande amore mai dimenticato, quello per Luisa, alimentato negli anni solamente da lettere struggenti e diventato un’ossessione.

Marco non è un eroe in senso convenzionale, tutt’altro. È un mediocre che ha dovuto sopportare prove difficili e che tuttavia è riuscito a rimanere saldo su sé stesso. Ha resistito a qualunque attacco della vita senza mai arrendersi. La sua forza è proprio nella sua inerzia perché, se riesci a restare fermo quando tutto intorno trema, allora riesci a fermare il mondo e il tempo intorno a te, certe volte, riesci addirittura a risalirlo, il tempo, e a ritrovare quello perduto, così come il colibrì è capace di volare all’indietro. E a guardare al futuro, che per Marco ha il nome di Miraijin, che in giapponese vuol dire “uomo del futuro”: è sua nipote, un concentrato di bellezza interiore prima ancora che esteriore che l’uomo ha il compito di allevare. Ecco allora che tutte le sofferenze patite non sembrano capitate per caso e la vita assume all’improvviso uno scopo superiore. “Il colibrì”(ed. La nave di Teseo) è un romanzo che tocca a tratti anche problematiche complesse come l’eutanasia e la questione ecologica, ma che rimane sostanzialmente un inno alla resistenza.

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