Luis Sepúlveda, un uomo che raccontava storie d’amore

di AMERICO MARCONI –

La giornata iniziò male… è l’incipit del Diario di un killer sentimentale di Luis Sepúlveda. E così iniziò la mia giornata del 16 aprile quando lessi la notizia della sua morte. Si sapeva che a fine febbraio era stato ricoverato a Oviedo per una polmonite e della diagnosi di Covid. Dopo 48 giorni la forte fibra di Lucho (il nome con cui lo chiamavano gli amici) si è arresa all’assalto del virus. Mi figurai il tempo-non tempo trascorso in terapia intensiva. Quando la fervida fantasia dello scrittore generò e sovrappose chissà quante immagini della sua avventurosa vita e delle sue opere.

Luis nacque nel 1949 in Cile. Dove si diplomò a Santiago regista teatrale. Nel 1973 entrò a far parte della guardia personale di Salvator Allende. Ma al colpo di stato del generale Augusto Pinochet dovette fuggire, dopo essere stato imprigionato. Prima in Ecuador, poi ad Amburgo e a Parigi, infine in Spagna nelle Asturie. Nel frattempo l’amore con Carmen Yáñez, di quattro anni più giovane. All’avvento della dittatura, già sposati e con un figlio, la loro unione va a pezzi. Vivono altre storie e si ritrovano nel 1996 in Germania, decidendo ancora di unirsi in matrimonio. Tante furono le battaglie di Luis Sepúlveda in ogni parte del mondo: contro i dittatori dell’America latina e lo sfruttamento delle multinazionali. Sempre in difesa degli oppressi, degli umili, della natura intera.

Ho ripreso in mano i suoi libri. Il vecchio che leggeva romanzi d’amore del 1989. Dove l’anziano Antonio, che vive ai margini della foresta amazzonica in Ecuador, legge per resistere e sperare. Le Rose di Atacama del 2000 una raccolta di storie. L’amore e la morte, non la ricordavo proprio. Racconta dell’arrivo del postino che porta il libro dedicato al suo grosso gatto nero Zorba. E proprio quel giorno scoprono che il gattone di 12 anni, negli ultimi tempi inappetente e con problemi respiratori, è affetto da un cancro polmonare diffuso e dovranno sopprimerlo. Zorba, che amava correre accanto a loro, stare seduto sul portapacchi della bicicletta, andare in barca, dovrà morire. Il difficile è spiegarlo ai figli che continuano a piangere e chiedersi: perché proprio lui? Ma Zorba dopo morto, diventerà famosissimo. Perché il libro consegnato dal postino era la Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare del 1996. Libro venduto dappertutto in milioni di copie. Dove si narra la fiaba del gatto Zorba che, dopo aver covato un uovo affidatogli da una gabbiana morente, vede nascere il pulcino, lo accudisce e gli insegna a volare.

Quarantottesimo giorno. Lucho con sguardo implorante chiede al suo killer di porre fine a tanto dolore; l’incaricato gli domanda se sia sicuro. Non gli va di uccidere chi lo ha messo al mondo. Lucho lo guarda con insistenza: deve raggiungere Zorba che lo sta aspettando ai piedi di un ippocastano. Il professionista, approfittando di un raggio di sole che si è insinuato alla finestra e rende tutto abbagliante, fa fuoco con la sua Colt calibro 38. Manca la musica finale… ma fuori cantano mille uccelli.

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