Il sapone di Aleppo, il più antico della storia

di RAFFAELLA CIUFO –

Nel souk di Aleppo, durante l’Impero Ottomano, il centro nevralgico dei commerci fra Oriente e Occidente, brulicante di venditori e compratori eccitati per la conclusione degli affari, si poteva trovare di tutto. L’aria che si respirava all’interno della medina, nel dedalo convulso delle sue lunghe e strette viuzze, era inebriante di colori, suoni, odori, sapori, per le mille ricchezze racchiuse fra quelle mura. A profusione spezie, profumi, sete, lane, gioielli scintillanti, pellami, oggetti preziosi usciti dalle mani di sapienti artigiani. E saponi. I richiestissimi “Saponi di Aleppo”, gli aromatici blocchetti color paglierino, ricavati secondo la  tradizione araba dalla saponificazione dell’olio d’oliva con l’aggiunta del balsamico olio di alloro, la cui percentuale d’aggiunta classifica la pregiatezza di questi saponi vegetali di antichissima origine.

Le prime notizie sul sapone arabo, la cui ricetta e processo di produzione sono rimasti pressoché invariati sino ad oggi, si fanno risalire intorno al 2200 a.C. e già da allora se ne conoscevano non solo le proprietà di detersione e antibatteriche, ma anche gli effetti benefici di idratazione ed emollienza. Per la sua composizione vegetale, del tutto naturale in quanto totalmente priva di agenti chimici, da qualche anno c’è un trend di riscoperta di questo antico sapone, che richiede particolare cura, attenzione e tempi molto lunghi fino a completare tutto il suo ciclo di produzione.

Si attende il mese di novembre per raccogliere le olive, che rimangono in essiccazione per almeno un anno prima di passare alla spremitura. L’olio d’oliva viene dunque mescolato, in un grande calderone di pietra, con acqua e idrossido di sodio e quindi messo a cottura a bassa temperatura costante per alcuni giorni. Terminata la cottura, a mescola tiepida si aggiunge l’olio d’alloro e si attende la solidificazione del composto così ottenuto. Una volta che la pasta si sia infine indurita, il sapone si taglia ricavandone dei panetti, che devono poi ultimare il processo con una lunga fase di essiccazione, durante la quale nelle settimane il colore verde del sapone cambia – per effetto ossidativo – in paglierino, lasciando tracce di verde solo all’interno dei panetti, così come lo troviamo in commercio anche oggi.

Con le Crociate, il Sapone di Aleppo – il primo vero sapone della storia, come da noi inteso in senso moderno – conquistò il Mediterraneo e le corti di tutta Europa, che lo trovarono subito irrinunciabile per la cura del corpo e dei capelli. Attorno al XV sec. poi, per l’aumentare delle richieste, si elaborò a Marsiglia una derivazione del sapone di Aleppo e ne nacque l’ormai altrettanto famoso “Sapone in panetti di Marsiglia”, che tutti conosciamo.

Oggi, a causa della dolorosa e difficile situazione socio-politica in Siria, l’originale sapone di Aleppo viene prodotto, sempre artigianalmente e secondo l’antica ricetta, in quantità molto ridotte da profughi siriani in Turchia, ad Antiochia. Tuttavia sono facilmente reperibili in commercio anche dei buoni prodotti sempre artigianali, seppure di diversa origine.

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