Matera, la città delle meraviglie

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

Se un nonno, di buona cultura classica, dovesse parlare di Matera ad un vispo nipotino, potrebbe iniziare come nelle favole: «C’era una volta …».
Una volta c’era la Terra d’Otranto, antica area geografica meridionale che ha attraversato la storia a partire dall’anno 1000. Anno più, anno meno. Ha conosciuto il Regno di Sicilia, poi quello di Napoli, il Regno delle due Sicilie ed infine il Regno d’Italia. Poi l’oblio, lo smembramento nelle attuali province di Lecce, Brindisi e Taranto, nel 1927. E Matera? Già, Matera, l’attuale meta turistica internazionale, la capitale europea della cultura per il 2019, la città riconosciuta come patrimonio dell’umanità dall’Unesco, se ne era già andata via da molti decenni. Era stata parte della Terra d’Otranto fino al 1663. Un generoso Filippo VI di Spagna, separandola dalla Terra d’Otranto la elegge capoluogo della Basilicata e Matera inizia la sua altalenante ascesa con ripide discese economiche nelle varie fasi storiche. Intanto c’è da dire che, fintanto che ha mantenuto il ruolo di capoluogo di regione, fino al 1806, ha conosciuto molta vitalità commerciale ed economica ma anche culturale. È sempre stata una città ad alta vocazione, piena di stimoli, impulsi, vitalità politica e patriottica.

Forse per quei loro “Sassi”, così duri e puri, essenziali. I Sassi sono rioni, come il Sasso Barisano e il Sasso Gaveoso. Le strutture sono scavate nella roccia, la calcarenite. Aggregati abitativi antichi, cisterne per l’acqua, rifugi. Costruzioni originali, d‘antica memoria, unici e magnifici. Ma non è sempre stato così. Nel dopoguerra i Sassi erano il simbolo dell’Italia povera, dimenticata, arretrata, da non portare mai come esempio. Da non mostrare, da ignorare. E, per lo storico, sono il simbolo delle ingiustizie dei percorsi storici. È stata terra di fermenti e spirito rivoluzionario durante il Risorgimento e terra di brigantaggio per le promesse non mantenute, come accadeva in quegli anni in un sud depredato.

I Sassi sono stati largamente abitati e vissuti fino agli anni ’50 del secolo scorso. Poi, grazie all’interessamento politico di Togliatti prima e De Gasperi dopo, vengono costruiti nuovi e moderni quartieri residenziali e i materani, gradualmente, abbandonano i vecchi incasati. Ben 15.000 persone. Per i Sassi inizia il declino e l’abbandono. Poi, qualcosa cambia. Forse una nuova fase etica verso il patrimonio artistico, forse qualche mente illuminata, ed ecco che, a partire dal 1986, inizia il restauro dei Sassi ed il loro recupero simbolico, storico e culturale. I Sassi ospitano musei come la Casa Grotta di Vico Solitario e ci sono chiese rupestri come Santa Lucia alle Malve che ha affreschi del XIII secolo.

L’antropologia ha mille sfaccettature. Qualcuna è baciata dal sole della saggezza. Per nostra fortuna. La città è diventata Patrimonio dell’umanità nel 1993 ed è stata eletta nel 2014 Capitale europea della cultura per il 2019. Oggi è capoluogo di provincia con oltre 60.000 abitanti, a 401 metri sul livello del mare. Città vivace in tutti i sensi, amata ovunque, conosciuta ben oltre i confini italiani. Moderna e antica, geniale e genuina, tecnologica e ricca di tradizioni. Certo, mancano alcune cose, come la possibilità di arrivare comodamente con treni veloci. Ma siamo sicuri che davvero farebbe un’ulteriore differenza? Non sarà che un tocco di disagio la mantiene originale e autentica? Arrivare a Matera è un programma, un impegno. Ma quando si è al suo interno, dentro una storia che respira e che vive, che si rinnova e non si rinnega, ci si sente ripagati di ogni piccolo sacrificio organizzativo.

Il turista può apprezzare piatti tipici rupestri, gli stessi da secoli. Come la “ciallèd”, fatta con pane raffermo, le tipiche erbette della Murgia, patate e cipolla. Nelle ricette più antiche andavano aggiunti fiori asfodeli presenti nell’altopiano. Sembra che i monaci basiliani si nutrissero prevalentemente con quei fiori, ricchi, strano a dirsi, di proteine. E poi la “crapiata”, zuppa di legumi, le paste con il grano arso, i peperoni cruschi. Infinite tipicità di luoghi unici. E sul profilo culturale? Beh, neanche a parlarne. Basti dice che nel 2019 ci sono eventi in programmazione nell’arco di 48 settimane, che impegnano oltre 800 tra artisti ed operatori del settore, provenienti da tutto il mondo. Ben 50 e più produzioni culturali nuove ed originali. Mostre d’arte, installazioni musicali, eventi canori e concerti, conferenze e workshop, incontri tematici, spettacoli funambolici, gare enogastronomiche, eventi cinematografici. Esplorazioni architettoniche, approfondimenti sull’habitat nel passato, sulle origini. Il lontano Oriente tra i Sassi, come la cultura giapponese, l’Eu Japan Fest. È solo un elenco di generi. In qualunque giorno dell’anno, a Matera c’è da vedere, conoscere, stupirsi, sorprendersi. Senza stancarsi. La meraviglia dà nuova energia.
Il mosaico Italia ha molti tasselli. Matera è uno dei migliori.

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