Alce Nero, un santo tra i pellerossa Sioux

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

Cosa può provare un ragazzino indiano, pellerossa Sioux di lingua Lakota, nel vedere da vicino la leggendaria e realissima battaglia tra la sua gente e i temibili militari del VII° cavalleggeri? George Armstrong Custer, ufficiale dell’esercito degli Stati Uniti d’America, probabilmente riteneva fosse cosa semplice sconfiggere le milizie dei Sioux, guidate da Toro Seduto, là nel Montana, vicino al Little Bighorn River. Era il 25 giugno del 1876. La cavalleria era molto temuta dai nativi americani ma in quella battaglia, resa famosa nel ventesimo secolo dalla cinematografia ed editoria, Custer muore e il VII° cavalleggeri subisce perdite impressionanti. La figura dell’ufficiale diventa mitica e probabilmente la storia delle riserve prende una strada diversa da quella che poteva essere. Il giovane Alce Nero, che in quella battaglia c’è, pur ragazzo di circa 12 anni, probabilmente impara molto da quel massacro, molto sulla fierezza del suo popolo, ma anche sulla fragilità umana, sull’assurdità dei conflitti, sulla caducità della vita, su se stesso.

Ma chi è Alce Nero e perché ci interessa? Parliamo di Heȟáka Sápa, parente di Cavallo Pazzo, nato nel 1863 proprio dalle parti del Little Bighorn River, morto poi anziano, con un’esistenza intensa, particolare, unica, mito del movimento sessantottino e oggi in attesa di beatificazione. Sì, Alce Nero si era convertito al cattolicesimo nel 1904 e potrebbe diventare il santo dei Nativi Americani. Eppure, non ha mai dimenticato le sue radici, il suo mondo, la sua cultura. Anzi, il suo è un caso di riconsiderazione culturale. Non si trattava di chiudere una porta per aprirne un’altra, quanto “fondere” l’una nell’altra. Heȟáka Sápa era lo sciamano della sua tribù, aveva un grande carisma spirituale, con doti di chiaroveggenza e, anche dopo il suo battesimo, pur catechista, continua ad essere uno sciamano, convinto di non trovare contraddizioni e che la sua è una missione da portare avanti con tenacia.
Ricostruiamo la sua storia.

Qualche anno dopo la battaglia, a 24 anni, se ne va in Europa, insieme al gruppo di Buffalo Bill che sta portando, in Inghilterra prima e nel resto del vecchio continente dopo, lo spettacolo circense Wild West Show. Ha modo di conoscere la regina Vittoria, di vedere realtà diverse, città storiche e bellissime come Londra, Parigi, Napoli. Ha modo di vedere stili e atteggiamenti molto lontani dalla rudezza conflittuale tra i nativi e i coloni del nuovo continente. A fine tournée, nel 1890, torna nella sua terra, ripiombando nel pieno dei conflitti e, in quello che passa alla storia come il massacro di Wounded Knee, resta ferito. Due anni dopo si sposa ed avrà tre figli. Ma il matrimonio è breve. Resta vedovo nel 1903 e poco dopo avviene la conversione. Si fa battezzare dai missionari gesuiti che provenivano da Germania e Svizzera e che, nella Riserva, avevano fondato la Missione. Inizia così, pur restando sostanzialmente fedele alle sue tradizioni, ad accompagnare i missionari dentro le Riserve. Presta servizio come catechista e chierichetto durante la celebrazione della Messa da parte dei sacerdoti, diventa diacono.

Alce Nero si è sposato due volte, ottenendo dalla seconda moglie altri tre figli, tutti battezzati. Muore nel 1950 a seguito di infarto. L’aspetto interessante, in tutta questa narrazione che ha molti spunti di riflessione e singolarità di situazioni, è anche l’atteggiamento dei missionari. Il loro approccio è positivista e “inglobante”. Nel parlare di cristianesimo ad un popolo così antropologicamente lontano, legato alla natura, alla spiritualità degli antenati, all’essenza, hanno la saggezza di dare valore alla storia indiana e valore alle persone. Parlano di continuità, di un fil d’union tra i principi lakota e quelli cristiani. Non si trattava di abbandonare usi e costumi ma di vederli da un’altra angolazione. Di tutto questo, Alce Nero era fermamente convinto, senza esitazioni, vivendo con coerenza e dignità. La causa di canonizzazione di Heȟáka Sápa è cosa recente. Inizia formalmente a dicembre 2017. È il vescovo in persona, Robert Dwayne Gruss, a celebrare una solenne messa due mesi prima, ad ottobre, per favorire l’avvio del lungo procedimento. Se tutto andrà bene sarà il primo santo pellerossa di sesso maschile.

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