Passeggiata al mercatino di Grottammare. Suggestioni e meraviglie alla luce del sole e della luna

di ENRICA LOGGI –

Sulla strada che dal lungomare porta in città, nascono come fiori bianchi le bancarelle. Bianchi sono i gazebo dove ognuno porta nel mondo la sua fantasia. Per partecipare allo scenario, ogni artigiano si arma di mensole, morsetti, veli, manichini, lampadine, cavalletti vari. Ognuno sa che in quello spazio passerà molte ore, dalle 17 a mezzanotte, e s’industria di fermare quel tempo acconciando gli scatoloni dove merci artigiane, per lui preziose, sono chiuse accuratamente. All’inizio nel piccolo gazebo si affastellano tavole diverse, e ogni cosa ha un suo momento, una sua armonica dolce, ingenua collocazione.
Si allestisce così un “banco”, ricoperto di tovaglie colorate, un piccolo-grande colpo di scena per chi arriva dal mare o dalla città. Una sorpresa ogni volta: gli oggetti in vendita sono ricavati da un lavoro minuzioso, oppure acquistati scegliendone la realizzazione manuale e originale. Si vende una quantità di cose, e il fascino di questa lunga scia bianca è variamente mosso dalle ore, che lentamente scivolano verso la sera.
Il lavoro di allestimento è lento e ogni volta ricrea una prospettiva nella luce abbagliante del pomeriggio. Al tramonto tutto è diventato per una specie di magia una serie di piccoli mondi. C’è chi vende cappelli, borse, bigiotteria, merletti, ceramiche, profumi, oggettistica di vario genere, dalla statuina profumata alle tegole decorate e via discorrendo.
Sulla superficie del “banco” si affollano una quantità di trovate ingegnose, che man mano che il giorno svaria verso il tramonto, appaiono come sciolte dal nulla, piccole gioie dove la fantasia, il movimento, una sorta di scenografia andante offrono un momento di preziosa meraviglia in chi si avvicina, magari solo per guardare.
Nasce qualche piccolo dialogo oppure nel silenzio fiorisce umile l’arte di ciò che è esposto e contempla via via il suo generoso universo. Dietro il lungomare talvolta nasce argentea la luna, ed è questo un momento di magico “esilio” in cui ciascuno commenta tra sé e sé la bellezza e la fragilità dei propri desideri. Si affaccia dietro i vicini stabilimenti balneari una scia d’acqua marina, che nell’ora tarda offre la sua arcana parvenza a chi si sporge a guardare. Più mondi uno accanto all’altro, più destini nell’aria di una sera serena, quasi d’altro luogo. Sotto il gazebo si vive  un’amena solitudine, una singolare stanchezza, che si rompe come un gioco quando chi acquista offre il suo apprezzamento.
Verso sera ogni cosa prende una dimensione rara, quasi nascosta nel gioco delle lampadine accese ed ecco che nascono in prospettiva arcani gioielli fatti col rame o altri materiali, borse ricavate da un progetto assolutamente unico, che pendono dal gazebo regalando un’aria quasi orientale. Cofanetti portagioie sagomati nel legno e arricchiti di fiori artificiali e conchiglie, irreperibili altrove e si direbbe creati dal piacere di esistere.
Verso le 19 sciamano decine di persone mentre il cielo si fa blu, accogliendo tutti nella stessa sincera, semplice buona volontà, nella stessa fatica che affratella i bancarellari e chi li guarda, e fa del mercatino una strada nuova, un giardino di idee, fino a notte alta dove ognuno, tra le pagine del buio, torna a casa, magari per una semplice fetta di cocomero.

Enrica Loggi

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