Con “Ready Player One” Steven Spielberg ridefinisce l’immaginario degli anni ’80

di EUGENIO DE ANGELIS –

Non si fa in tempo a finire di parlare di The Post che Steven Spielberg è già pronto a travolgere di nuovo le sale italiane con il suo nuovo film, tra l’altro completamente diverso dal precedente: Ready Player One. In questi ultimi anni si è assistito al sorgere di un’incontrollata nostalgia cinefila per gli anni ’80, di cui il prodotto forse più riuscito e sicuramente più celebre è la serie Netflix Stranger Things. Ma quando a mettere mano a una materia tanto calda – e che ha prodotto tante letture superficiali del fenomeno – è qualcuno che ha contribuito a modellare quell’immaginario, cosa ne può venire fuori? La risposta è questa avventura ambientata in un futuro dai contorni quasi post-apocalittici nel quale l’unica via di fuga a un presente desolante è l’immersione nella realtà virtuale di OASIS. É qui che Spielberg può scatenare la sua fantasia, sommergendo lo spettatore sotto una valanga di riferimenti a film, musica, videogiochi degli anni ’80 mentre rielabora un intero immaginario e confeziona una caccia al tesoro appassionante e divertente.

Di diverso profilo è invece Tonya, film candidato a numerosi Oscar (portando a casa solo quello per la miglior attrice non protagonista, Allison Janney) che arriva con mesi di ritardo nelle sale italiane dopo aver fatto il giro dei festival, tra i quali anche quello di Roma. Forte di una grande interpretazione di Margot Robbie il film di Craig Gillespie (autore dell’epoca promettente Lars e una ragazza tutta sua) ha raccolto numerosi consensi, portando sullo schermo la storia vera – e assolutamente rocambolesca – della pattinatrice sul ghiaccio Tonya Harding. Il rapporto con la madre, i sacrifici, il temperamento irruento, la crescita sportiva senza mai una definitiva consacrazione, la conoscenza del futuro marito e il declino fino alla celebre aggressione a una rivale. Tutto è messo in scena da Gillespie con gusto e senso del ritmo, ricordando per certi versi il cinema dall’alto impatto emotivo e visivo (ma spesso vuoto) di David O. Russell, con in più una protagonista che, nel bene e nel male, rimane negli occhi degli spettatori.

Per ultimo ci occupiamo di un film italiano; si tratta di Contromano di e con Antonio Albanese che torna alla regia di un lungometraggio a oltre quindici anni di distanza dalla sua ultima fatica. In questo caso la commedia realizzata dall’autore lombardo prende di petto un tema molto attuale, quello degli immigrati, cercando di ribaltarne la prospettiva con la sua solita comicità stralunata e a tratti malinconica. Il protagonista è un milanese ordinario e preciso, proprietario di un negozio di calze che cerca di andare “ad aiutare a casa sua” un “vucumprà” che vende calzini a prezzi irrisori davanti alla sua attività. L’uomo decide così di rapire e riportare lui stesso il giovane immigrato in Senegal. Lungo il tragitto, ovviamente, succederà di tutto, mettendo in luce contraddizioni e ipocrisie dell’italiano medio, ma nonostante la buona idea di partenza e le lodevoli intenzioni, le trovate non sempre colgono nel segno e il film si sfilaccia, letteralmente, per strada.

Tra i film in uscita questa settimana si segnalano anche la commedia “religiosa” con protagonista Edoardo Leo Io c’è, l’on the road della memoria L’ultimo viaggio, il fantasy per ragazzi Nelle pieghe del tempo e l’animazione tedesca Rabbit School – I guardiani dell’uovo d’oro.

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