Wojtyla e Bergoglio, quella frase che arriva dritta al cuore…

di ROSITA SPINOZZI –

Ero poco più che una bambina, ma ricordo ancora quel 17 ottobre 1978 in cui Karol Wojtyla venne eletto Papa. Mi colpirono subito il suo volto sorridente e quella frase, “Se sbaglio mi corrigerete”, arrivò dritta al cuore dell’umanità. Avevo appena imparato a scrivere e con una calligrafia ancora incerta la appuntai sul notes, che allora chiamavamo tutti “blocchetto”. Fu lì che decisi che Wojtyla sarebbe stato il “mio Papa per sempre”. Quelle parole, semplici e dirette, inondarono di amore e simpatia il mondo intero. Atei compresi. Così come ricordo il giorno della sua elezione, ricordo anche quella sera del 2 aprile 2005 in cui il suo cuore cessò di battere: mi trovavo in un locale pubblico e tutto intorno a me si fermò. Il brusio tipico dei luoghi di ristorazione si trasformò in un silenzio assordante, restammo tutti immobili e, almeno per pochi minuti, il tempo si fermò davvero. Il giorno dopo il Manifesto titolò “Non se ne fa un altro”. Wojtyla era unico, lo avevano capito tutti. Il “mio” Papa non c’era più e, nonostante nel tempo avessi maturato consapevolezze che mi avevano allontanato dalla religione cattolica, Wojtyla restava per me una certezza e la sua morte fece vacillare in qualche modo il mio equilibrio interiore. Ora, dopo di lui, chi verrà? Venne Joseph Ratzinger e, con tutta la stima e il rispetto, non fu la stessa cosa. Il divario era incolmabile. Uomo di grande fede, sensibilità e intelletto, Ratzinger non riuscì a sopportare a lungo il “peso” del Papato e fece quel che era più giusto fare: si dimise il 28 febbraio 2013. “Lascio per il bene della Chiesa”, disse. L’iter per la nuova elezione non si fece attendere e, il 13 marzo 2013, Jorge Mario Bergoglio diventò il 266° Papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, ottavo sovrano dello Stato di Città del Vaticano, primate d’Italia, oltre agli altri titoli propri del romano pontefice. Pioveva il giorno in cui Bergoglio si affacciò per la prima volta dalla finestra di Piazza San Pietro. Questo il suo “esordio”: «Fratelli e sorelle, buonasera! Sapete che il dovere del Conclave era dare un Papa a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo… Ma siamo qui». È bastato quel “buonasera”, semplice e diretto, per comprendere che avremmo avuto un Papa sulla scia di Wojtyla. La pioggia di quella sera aveva lavato via ogni incertezza e, nello stesso tempo, suggellato un matrimonio fortunato con i fedeli e la Chiesa. Perché Bergoglio, come Wojtyla, piace a tutti. È il primo gesuita salito al soglio di Pietro e il primo Papa che ha scelto di chiamarsi Francesco, come il santo dei poveri. Una scelta emblematica che ha subito dato la dimensione dell’ideologia che lo avrebbe accompagnato nel suo percorso religioso. In cinque anni di Pontificato ha sollevato parecchie questioni, ha condannato i preti pedofili, ha mantenuto uno sguardo attento nei confronti della povertà, e lui stesso ha adottato uno stile di vita semplice e lontano dai privilegi che solitamente vengono riservati alla sua carica. Infatti non vive nell’appartamento papale ma nel dormitorio Casa Santa Marta, mangia spesso alla mensa, ha abolito le vacanze, non utilizza l’auto blindata quando è tra la folla, porta da solo la sua valigetta mentre sale sull’aereo. Inoltre, per quanto riguarda le casse del Vaticano e lo Ior, a livello gestionale vorrebbe tornare alla figura del prete economo. Le sue “gesta” sono memorabili. Ad esempio si è vestito da prete per aiutare in incognito i senzatetto, telefona ai fedeli e accetta con entusiasmo i selfie-ricordo con loro, va di persona a misurarsi gli occhiali, compare in un video messaggio in spagnolo nella notte del Super Bowl (5 febbraio 2017), nel 2015 è entrato nel tempio dei valdesi (minoranza cristiana) a Torino, ha girato in 500 durante il viaggio negli Stati Uniti. E a proposito di viaggi, ha raggiunto 32 Paesi ed è stato il primo Papa ad andare a Myanmar nell’ex Birmania, il 18 gennaio 2018 ha sposato in volo una hostess e uno steward uniti civilmente da otto anni, sostiene che “essere cattolici non significa fare figli come conigli” (era in viaggio nelle Filippine). Ma Bergoglio è anche un Papa da record: sua è la messa più seguita con sette milioni di fedeli a Manila, il 18 gennaio 2015. In conclusione Bergoglio mi piace e piace moltissimo perché è un Papa semplice, umile, vicino alla gente. Un profeta dell’incontro e della fraternità. In lui rivedo Wojtyla.