Metti un cretino a cena

di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –

Ho riscoperto il piacere di andare a teatro e devo dire grazie all’Associazione Lido degli Aranci per aver organizzato la rassegna “Commedie nostre”, presso il Teatro Kursaal di Grottammare. Sabato è stata la volta della Compagnia “La Zicagna” di Acquaviva Picena, che ha portato sul palco “Metti un cretino a cena”, adattamento della celebre e divertente commedia di Francis Veber “La cena dei cretini” con la regia di Roberto Polini. Gli attori hanno dato grande prova di abilità e disinvoltura nel recitare un testo coinvolgente, ricco di dialoghi e colpi di scena esilaranti. Mattatore della serata Luciano Gaetani, le cui straordinarie doti mimiche rafforzano l’incisività delle sue battute e strappano risate e applausi a scena aperta. Complimenti anche agli altri attori Marco Ruti, Rodolfo Scarponi, Luciano Narcisi, Barbara Riga, Romano Costantini, Domenico Frolà e la simpaticissima Miriam Scarponi.

Una piacevole commedia dalla trama frizzante: ogni settimana un gruppo di amici ricchi e annoiati organizza una cena a cui ciascuno dovrà invitare un sempliciotto per deriderlo. Questo mercoledì l’editore Alfonso Barucci ha scelto la sua vittima: Iginio Pignoni, un impiegato dell’ufficio imposte appassionato costruttore di modellini con fiammiferi da cucina, a cui però basterà mettere piede in casa dell’editore per portare scompiglio, equivoci e complicazioni a catena. Tuttavia, niente accadrà per caso e tutto porterà a un’evoluzione del protagonista, che scoprirà di essere lui il reale cretino perché, contrariamente a Iginio, dalla vita ha avuto tanto eppure rischia di rovinare tutto con le sue stesse mani.

Qual è il segreto del grande successo della Compagnia “La Zicagna”? La grande amicizia fra gli interpreti, che si divertono realmente mentre recitano e sono sempre in grado di superare imprevisti e difficoltà; la passione per il teatro e il pubblico che li segue con affetto, per il quale scelgono ogni anno commedie di qualità e mai banali (Eduardo Scarpetta e Dario Fo’ solo per citare qualcuno degli autori), per poi adattarli al dialetto pur mantenendo il rispetto  per il significato dell’opera originaria; la voglia di dare comunque il meglio di sé ed è bellissimo leggere l’emozione nei loro occhi quando ricevono applausi anche a scena aperta. Il teatro “amatoriale” è prezioso perché è fatto di persone che, dopo una giornata di lavoro, anziché godersi il meritato riposo, si dedicano allo studio di testi sempre nuovi, alle prove spesso impegnative, portano avanti in maniera del tutto gratuita il proprio amore per il teatro e contribuiscono alla crescita culturale della comunità a cui appartengono.