Gli abbandoni e i tradimenti

di MASSIMO CONSORTI –

Mancano davvero i ritocchi dell’ultima ora e le liste dei candidati-concorrenti alle prossime elezioni politiche saranno pronte. Praticamente si lima, si taglia e cuce, si epura e si premia, si fanno secchi nemici e semplici conoscenti e si scelgono i fedelissimi, quelli che sarebbero disposti a morire non più per il partito ma per il leader, un vezzo e una aberrazione.
Sapremo così chi ci rappresenterà per i prossimi (forse) cinque anni e chi no. Chi saranno i premiati e i puniti, i buoni e i cattivi, quelli che presenteranno almeno uno straccio di proposta di legge e chi invece vivrà attaccato al telefonino per sapere dal capogruppo come votare.
Considerate le compravendite, i cambia-casacca e i voltagabbana delle ultime legislature, tutti i leader prima di dare l’avvallo a una candidatura ci pensano dieci volte e secondo il loro punto di vista, non fanno una lira di danno. È vero che ci sono stati casi eclatanti come quelli di Razzi e Scilipoti ma, essere un deputato o un senatore sensibile al vento che muove le bandiere, è più frequente di quanto possa sembrare. La nostra Costituzione non prevede il vincolo di mandato, e questo è appurato, ma qualche volta un minimo di coerenza sarebbe gradito.
Siamo in attesa di conoscere le liste dei candidati con una curiosità pari a zero. Fino a qualche anno fa l’attesa era più febbrile perché c’era una coscienza del governare diversa, oggi, e ne siamo convinti, la maggior parte dei concorrenti (in fondo le elezioni una gara lo sono), faranno il conto alla rovescia fino al giorno in cui scatterà il vitalizio, poi potranno anche rilassarsi.
Ogni schieramento ha i suoi problemi, i suoi mal di pancia, una dialettica interna che si potrebbe definire lotta all’ultimo sangue, e ogni schieramento spera di racimolare qualche voto in più degli altri. Resta da capire, con questa legge elettorale, a cosa serve un pugno di voti in più. Ma questa sarà un’altra storia.