Toto santo, Peppino Papa

di MASSIMO CONSORTI –

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sul clima che ci aspetta fino al 4 marzo, per dissiparli non dovrebbe fare altro che dare una letta ai giornali e seguire, anche sbadatamente, i Tg e i talk show politici in tv.
Dovunque tira un’aria di approssimazione e di dilettantismo che invece di catturare l’attenzione del potenziale elettore, spesso lo spingono a entrare a far parte della categoria degli astensionisti, con buona pace delle promesse fantascientifiche e di una lingua italiana maltrattata come non mai.
Poi c’è il contorno, quei piccoli fatti all’apparenza insignificanti, che in una elaborazione politica seria verrebbero stigmatizzati senza appello, ma che in questo clima, e con queste teste, assurgono a notizie da prima pagina.
I giovani leghisti, durante la festa della giobia, hanno dato fuoco a due fantocci, uno con il volto di Laura Boldrini, l’altro del presidente del consiglio Gentiloni. Il commento di Salvini è sempre lo stesso “una ragazzata, una goliardata” e ci sta perché lui di Storia non ne sa una mazza e non si è letto neppure quella a fumetti di Enzo Biagi. Quello che impressiona, al di là delle cretinerie, è la violenza insita in queste apparenti manifestazioni di festa e, oggi che ricorre il Giorno della Memoria, sapendo cosa i nazisti hanno fatto con il fuoco, magari un po’ più di attenzione ci sarebbe potuta stare. Ma Salvini, ormai il gioco è scoperto, vuole porsi come unico leader della destra, a governare con Silvio, a meno di una clamorosa vittoria alle urne, non ci pensa proprio e l’edizione italiana del Front National è a portata di mano. Lui fa il suo gioco e ne vedremo delle belle.
Tutto questo litigare intorno alle liste elettorali, mette poi la maggioranza silenziosa degli italiani nelle condizioni di pensare, e di dire, “ma allora lo fanno proprio per gli interessi loro”. E dargli torto diventa una impresa. Siamo tornati ai paracadutati, a quelli che con il collegio elettorale nel quale dovrebbero essere eletti c’entrano nulla, e assistiamo a scene di eroismo come quella del dottor Pietro Bartolo da Lampedusa che il PD avrebbe voluto candidare a Bergamo. Ebbene, Bartolo ha strabuzzato gli occhi e declinato l’invito.
Però, il “contorno” che maggiormente ci ha colpito è quello accaduto ieri a Firenze. Qualche buontempone ha pensato di ravvivare la sonnolenta vita del capoluogo toscano, dipingendo sui muri il ritratto di Totò Riina con la scritta “Santo subito”. Non possiamo e non vogliamo credere che questo sia un fatto voluto e pianificato. Diventa paradossale pensare che un italiano normodotato possa concepire un messaggio simile e stamparlo sui muri. A parte l’inutilità del gesto e la ridicola provocazione, troviamo la cosa talmente stupida da non meritare neppure le parole di disapprovazione e di condanna dell’assessore regionale alla legalità. E comunque, se Toto deve essere santo subito, che almeno facciano Peppino Papa.