Spelacchio, un’agonia che dura una vita

di MASSIMO CONSORTI –

Questa mattina, il mitico “Spelacchio” avrebbe dovuto avere la sua degna sepoltura, oddio, un falò, ma per un albero il falò equivale alla sepoltura o, meglio, alla cremazione.
Alle 8 in punto erano arrivate le squadre di smontaggio, e se le squadre c’erano significa che qualcuno le aveva allertate. Le argentee palle dell’albero avrebbero dovuto essere rimosse una a una delicatamente, fino a spogliare Spelacchio del tutto, come se ce ne fosse stato bisogno.
Inutile dire che la gente si era già assiepata a Piazza Venezia come per assistere a un degno funerale, per dare l’ultimo saluto a una persona cara, sembrava quasi la Chiesa degli Artisti e l’artista, unico e inarrivabile, era proprio l’abete rosso della Val di Fiemme.
La squadra dei disallestitori aveva già tolto la stella luminosa in cima, stava rimuovendo le palle che appesantivano inutilmente i tristi rami di Spelacchio, le stava riponendo negli scatoloni in attesa del prossimo albero da far morire quando, dal Comune di Roma è arrivato il perentorio altolà: “Spelacchio, fino a venerdì, non si tocca, rimontate tutto”.
In Italia, si sa, c’è chi monta e chi smonta, chi costruisce e chi demolisce, chi se la canta e chi se la suona per cui, messi a terra gli addobbi già tolti, la squadra dei demolitori ha dovuto attendere quella dei costruttori.
Al Comune di Roma hanno capito che senza Spelacchio, il loro sarebbe stato un Natale tristissimo, e che per dare il tempo ai turisti di farsi almeno un altro migliaio di selfie e scrivere duecento messaggi d’amore Spelacchio, l’abete, sarebbe dovuto rimanere al suo posto, addobbato con palle e luminarie, almeno fino a venerdì prossimo.
Ora, non volendo entrare per nessuna ragione nelle polemiche politiche che hanno investito la triste storia di Spelacchio, resta da chiedersi che Amministrazione comunale è quella che basa le sue fortune sull’agonia degli altri. Siamo convinti che quando finalmente bruceranno Spelacchio, che non si può imbalsamare, non si sentirà nell’aria neppure un refolo di resina. Per qualche selfie in più, lo hanno prosciugato.